di Paolo Miccichè

Nel paesaggio urbano di Chiusi scalo un posto di rilievo lo occupa un’area industriale dismessa all’interno della quale si trova la Fornace detta di Montorio. Quando venni ad abitare allo scalo, questo edificio mi colpì subito per la qualità architettonica, per il contesto in cui viene a trovarsi – inscritta visivamente in una verde zona collinare – mentre appresi più tardi anche quello che aveva significato in termini di occupazione per molte delle famiglie di questo territorio di cui rimane una Memoria storica al Lavoro. Abitando da sei anni a Chiusi ed erroneamente ritenendo evidente e prossimo un intervento di consolidamento, l’ho vista invece decadere mestamente arrivando, negli ultimi tempi, al limite di un definitivo collasso. Mi sono quindi fatto una serie di domande, avendo ricevuto qualche anno fa una ingiunzione comunale per il ripristino della facciata esterna dello stabile in cui vivo. Il pubblico decoro, che veniva invocato tra le motivazioni, mi trovava perfettamente d’accordo e quindi anche l’urgenza di porvi rimedio entro un periodo di alcuni mesi, pena legittima sanzione. Non capivo e non capisco invece perché i viaggiatori dei treni che approdano alla stazione di Chiusi debbano essere accolti da uno stabile di buona qualità architettonica con scritta “Pianigiani” ma bizzarramente solo per un terzo in linea con il “pubblico decoro”. Ci sarà una proprietà a cui domandare ragione di questo stato e nel caso che non sia in grado di provvedere se, al pubblico decoro, si aggiungessero anche pericoli di cedimento, quali sarebbero i diritti, i doveri e i poteri di intervento dell’amministrazione pubblica verso i proprietari? Tornando alla Fornace, essa è circondata da recinzione e forse non presenta caratteri di pericolosità per terzi ma anche in questo caso “il pubblico decoro” vale meno che per la mia poco pregevole abitazione? E, nel caso della Fornace, oltre alle considerazioni etiche sul suo retaggio storico-sociale, si può anche pensare che essa sia tutelata o tutelabile come monumento di interesse pubblico? Esiste anche un Piano dell’Amministrazione per il recupero dell’Area ma significa essere troppo sospettosi pensare che forse qualcuno attende che essa crolli definitivamente per poi edificare liberamente un altro dei “mostri” architettonici che funestano a tutte le latitudini il nostro “bel paese”? Se non trovassi risposte convincenti nel prossimo periodo, mi muoverò direttamente con una segnalazione agli organi competenti; meglio un’azione reale che una indignazione dichiarata pubblicamente al bar ma che, “allo sciogliersi delle righe”, svanisce schioccando come una bolla di sapone.