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Fornace: aspettano che crolli?
Nel paesaggio urbano di Chiusi scalo un posto di rilievo lo occupa un’area industriale dismessa all’interno della quale si trova la Fornace detta di Montorio. Quando venni ad abitare allo scalo, questo edificio mi colpì subito per la qualità architettonica, per il contesto in cui viene a trovarsi – inscritta visivamente in una verde zona collinare – mentre appresi più tardi anche quello che aveva significato in termini di occupazione per molte delle famiglie di questo territorio di cui rimane una Memoria storica al Lavoro. Abitando da sei anni a Chiusi ed erroneamente ritenendo evidente e prossimo un intervento di consolidamento, l’ho vista invece decadere mestamente arrivando, negli ultimi tempi, al limite di un definitivo collasso. Mi sono quindi fatto una serie di domande, avendo ricevuto qualche anno fa una ingiunzione comunale per il ripristino della facciata esterna dello stabile in cui vivo. Il pubblico decoro, che veniva invocato tra le motivazioni, mi trovava perfettamente d’accordo e quindi anche l’urgenza di porvi rimedio entro un periodo di alcuni mesi, pena legittima sanzione. Non capivo e non capisco invece perché i viaggiatori dei treni che approdano alla stazione di Chiusi debbano essere accolti da uno stabile di buona qualità architettonica con scritta “Pianigiani” ma bizzarramente solo per un terzo in linea con il “pubblico decoro”. Ci sarà una proprietà a cui domandare ragione di questo stato e nel caso che non sia in grado di provvedere se, al pubblico decoro, si aggiungessero anche pericoli di cedimento, quali sarebbero i diritti, i doveri e i poteri di intervento dell’amministrazione pubblica verso i proprietari? Tornando alla Fornace, essa è circondata da recinzione e forse non presenta caratteri di pericolosità per terzi ma anche in questo caso “il pubblico decoro” vale meno che per la mia poco pregevole abitazione? E, nel caso della Fornace, oltre alle considerazioni etiche sul suo retaggio storico-sociale, si può anche pensare che essa sia tutelata o tutelabile come monumento di interesse pubblico? Esiste anche un Piano dell’Amministrazione per il recupero dell’Area ma significa essere troppo sospettosi pensare che forse qualcuno attende che essa crolli definitivamente per poi edificare liberamente un altro dei “mostri” architettonici che funestano a tutte le latitudini il nostro “bel paese”? Se non trovassi risposte convincenti nel prossimo periodo, mi muoverò direttamente con una segnalazione agli organi competenti; meglio un’azione reale che una indignazione dichiarata pubblicamente al bar ma che, “allo sciogliersi delle righe”, svanisce schioccando come una bolla di sapone.
Stampa l'articolo | Questo articolo è stato pubblicato da lucianofiorani il 8 agosto 2010 alle 14:19, ed è archiviato come AMBIENTE. Puoi seguire i commenti a questo post attraverso RSS 2.0. Sia i commenti sia i ping sono disattivati. |
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circa 14 anni fa
Per anni si è discusso – sulla stampa locale e in particolare su primapagina la questione è stata a lungo un tormentone – del recupero della ex fornace, si è parlato molto anche del progetto di recupero presentato a suo tempo dalla proprietà (privata) e dei vincoli posti dal comune, vincoli sui quali pare non sa mai stato trovato un accordo… Intanto son passati anni. E anche l’ipotesi di mantenere in piedi una piccola porzione del vecchio opificio, come “simbolo della memoria e del passato industriale di Chiusi” sembra ormai sempre più improbabile, viste le condizioni in cui versa. Credo proprio che si aspetti che crolli…
Ma credo anche che il Comune non possa più trincerarsi dietro il paravento che la Fornace è di proprietà privata e non pubblica… e che l’ente locale ha le mai legate.
La prossima amministrazione una qualche soluzione la dovrà trovare.
circa 14 anni fa
Concordo. Per il recupero della fornace nella cosiddetta “variante dell’edificato”, unico segno del passaggio dell’urbanista Romano Viviani a Chiusi neghli anni ’80, furono concessi una quantità di nuova edificazione aggiuntiva.
Sulla bontà di quella scelta si potrebbe discutere a lungo. Il recupero non solo non è mai stato tentato ma si prospetta ormai sempre più problematico.