Solo un altro blog targato WordPress…per riflettere sui fatti della città
E se anche a Chiusi facessimo così?
di Francesco Storelli
So che è un brano vecchio e risaputo, ma in un momento come questo, sia a livello locale che nazionale, forse vale la pena rinfrescarsi con queste parole che risalgono a 2500 anni fa.
Pericle – Discorso agli Ateniesi, 461 a.C.
Qui ad Atene noi facciamo così.
Qui il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi: e per questo viene chiamato democrazia.
Qui ad Atene noi facciamo così.
Le leggi qui assicurano una giustizia eguale per tutti nelle loro dispute private, ma noi non ignoriamo mai i meriti dell’eccellenza. Quando un cittadino si distingue, allora esso sarà, a preferenza di altri, chiamato a servire lo Stato, ma non come un atto di privilegio, come una ricompensa al merito, e la povertà non costituisce un impedimento.
Qui ad Atene noi facciamo così.
La libertà di cui godiamo si estende anche alla vita quotidiana; noi non siamo sospettosi l’uno dell’altro e non infastidiamo mai il nostro prossimo se al nostro prossimo piace vivere a modo suo. Noi siamo liberi, liberi di vivere proprio come ci piace e tuttavia siamo sempre pronti a fronteggiare qualsiasi pericolo. Un cittadino ateniese non trascura i pubblici affari quando attende alle proprie faccende private, ma soprattutto non si occupa dei pubblici affari per risolvere le sue questioni private.
Qui ad Atene noi facciamo così.
Ci è stato insegnato di rispettare i magistrati, e ci è stato insegnato anche di rispettare le leggi e di non dimenticare mai che dobbiamo proteggere coloro che ricevono offesa. E ci è stato anche insegnato di rispettare quelle leggi non scritte che risiedono nell’universale sentimento di ciò che è giusto e di ciò che è buon senso.
Qui ad Atene noi facciamo così.
Un uomo che non si interessa allo Stato noi non lo consideriamo innocuo, ma inutile; e benchè in pochi siano in grado di dare vita ad una politica, beh tutti qui ad Atene siamo in grado di giudicarla. Noi non consideriamo la discussione come un ostacolo sulla via della democrazia. Noi crediamo che la felicità sia il frutto della libertà, ma la libertà sia solo il frutto del valore. Insomma, io proclamo che Atene è la scuola dell’Ellade e che ogni ateniese cresce sviluppando in sé una felice versalità, la fiducia in se stesso, la prontezza a fronteggiare qualsiasi situazione ed è per questo che la nostra città è aperta al mondo e noi non cacciamo mai uno straniero.
Qui ad Atene noi facciamo così.
Stampa l'articolo | Questo articolo è stato pubblicato da lucianofiorani il 22 febbraio 2011 alle 00:08, ed è archiviato come CULTURA, POLITICA, SOCIALE. Puoi seguire i commenti a questo post attraverso RSS 2.0. Sia i commenti sia i ping sono disattivati. |
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circa 13 anni fa
Ma Francesco, non c’è la magistratura a Chiusi…
Per come la vedo io, il vero problema è che “comunismo” è un termine un po’ vago: è marxismo o anarchia? É stalinista nel controllo del dissenso, ovvero ammette il libero pensiero?
Per me no. Non vorrei che un mio ideale si basi su premesse distorte ad arte da altri…
circa 13 anni fa
posso correggere in ” mi piacerebbe che a Chiusi si facesse così”? Non pretendo certo con i tempi che corrono che lo si facesse a livello nazionale. Ma si sa “in Toscana sono tutti comunisti”
(indipendentemente dall’autore. Niente in contrario nemmeno se lo avesse scritto Travaglio )
circa 13 anni fa
Ho capito, quindi dovremmo scrivere la storia di roma in latino, quella di atene in greco e quella di babilonia in cuneiforme. E’ chiaro che tradurre significa trasformare: ogni tradurre è un tradire, per definizione. Nessuno attribuisce a Pericle la mentalità dei contemporanei (né io né francesco storelli, almeno); quando lo si fa, lo dichiariamo in anticipo (ad es., la Yourcenar a proposito di Adriano – romanzo che ho trovato illeggibile, per dirla proprio tutta). Che Pericle rispettasse i magistrati era ovvio (se non altro perché rispettava se stesso in quanto cittadino di atene ). Che la stessa cosa si possa pretendere da un cittadino (qualsiasi) della nostra repubblica mi sembra di evidenza palmare: il parallelo sta tutto qui. Ogni cittadino che si (nel doppio senso del si) rispetti, rispetta la legge. Se poi non si ha rispetto di un qualsiasi istituto (costituzionale) della nostra repubblica significa solo che non siamo buoni cittadini (o siamo appartenenti ad altra categoria di cittadini).
circa 13 anni fa
Enzo, ti va di giocare coi termini…
Il termine “magistratura” viene dal latino “magister”. Con quest’ultimo termine si indicava “ogni carica pubblica, per lo più elettiva e temporanea”, ( http://it.wikipedia.org/wiki/Magistratura_(storia_romana) ). Quindi, magister erano quelli che si occupavano di far le leggi, quelli che si occupavano di farle rispettare e quelli che tenevano i conti per la pubblica amministrazione. Tutti i membri degli organi dello stato romano, insomma.
I greci i “magistrati” non li chiamavano così (e vorrei vedere). C’era l’Areopago che amministrava sopratutto la giustizia, ma aveva anche potere politico. Probilmente Pericle avrà dovuto fare rapporto sul proprio mandato ai loghistài, agli euthunoi oppure davanti all’Areopago stesso, ma in ogni caso i componenti di quei collegi avevano poteri sia di tribunale che politici. Se addirittura fece rapporto all’Assemblea, si trovò fino a 6000 persone di fronte: qualsiasi ateniese poteva partecipare ed intervenire. Più assemblea politica di così…
Insomma, noi oggi con il termine magistratura indichiamo solo l’organo di stato preposto a far rispettare la legge, il quale ha una sfera di potere addirittura ortogonale rispetto a quella degli organi “politici”. Non è affatto paragonabile alla magistratura romana e alle equivalenti locuzioni greche.
Se, durante un contingente conflitto tra magistratura e politica, si riporta la frase “noi rispettiamo i magistrati” donandogli dorate origini greche, mi pare ovvio che lo si fa ad arte cercando di indurre il lettore in errore, perché anche Pericle (leggi Berlusconi) era un magistrato, non solo i giudici (se nell’Areopago ce n’era uno)…
Per quanto riguarda la “separazione delle cariche”, anche qui, “che stamo a fa’?” Nei miei precedenti post mi riferivo a quella già in essere tra magistratura e politica (quella che non avevano greci e romani). É sancita dalla Costituzione (l’Art.104, credo), quindi c’è poco da discutere se vorrei o meno la separazione delle cariche in questo contesto. Se me lo chiedi, lo fai a mo’ di Travaglio cercando di traslare quel contesto sull’attuale questione della “separazione delle cariche”, che è invece tutta interna alla magistratura (tra organi inquirenti e giudicanti) e che nulla c’entra.
circa 13 anni fa
Scusate, “debbano” meglio di un cappero di “debbono” sparato dalla foga
circa 13 anni fa
A Tomasso’, direbbero a Roma, fai finta di non capire?
Allora, già nell’atene del iv secolo era presente una magistratura con i fiocchi: cfr. Banfi, Gynaikonomein – che trovi su internet -, e, soprattutto, i lavori della Cinzia Bearzot (ha scritto pacchi di roba sulla Grecia antica ed è il mio “idolo” in materia). Cmq, tornando a noi. Pensi forse che i magistrati non debbono essere rispettati? Sei a favore della “divisione delle carriere”? Lo puoi dire senza tante “travagliature”, qui siamo liberi di dire quel che ci pare e non c’è un Pericle che ci nasconda
circa 13 anni fa
… e quindi non c’era distinzione di carica tra politica e magistratura.
Allora, non è capzioso scrivere oggi “ci è stato insegnato di rispettare i magistrati”? Dài, che è una travagliatura…
Per quanto riguarda l’originale del discorso di Pericle come vessillo liberale: può darsi. Perché no.
circa 13 anni fa
Mi spiace, ma gli ateniesi facevano il rendiconto “di mandato” in assemblea: era la stessa assemblea la più alta forma di magistratura. Proprio Pericle, in buona compagnia peraltro, è stato un “utilizzatore finale” della depenalizzazione del falso in bilancio: richiesto che fine avessero fatto dei soldi – che aveva utilizzato per corrompere dei funzionari persiani (mi pare) – rispose che li aveva utilizzati per “quanto era necessario” (frase che divenne un “tormentone” nell’Atene dell’epoca – e anche seguenti -). Nessuna ammenda ne incolse: l’assemblea si limitò a ratificare che la risposta era ok (anche perché tutti sapevano l’uso che ne era stato fatto e che aveva portato ad una supremazia militare nell’area di interesse). Niente di nuovo sotto il sole, quindi. Nulla toglie che il discorso riportato da Storelli possa essere bandiera anche di chi non appartiene alla sinistra: è un discorso liberale (o i liberali sono tutti comunisti?)
circa 13 anni fa
Peccato che sia un ben noto caso di “travagliatura” del testo originale. Sopratutto per quanto riguarda il passaggio sul rispetto verso i magistrati (ma guarda un po’). Gli ateniesi manco sapevano che erano, i magistrati: in genere chi faceva le leggi amministrava pure la giustizia (non c’era separazione di cariche tra politica e magistratura).
Ecco una traduzione un po’ più rispettosa del testo originale di quella frase: “non commettiamo illegalità nelle faccende pubbliche, dato che prestiamo obbedienza a coloro che di volta in volta sono al potere ed alle leggi e soprattutto a quante sono in vigore per portare aiuto contro le ingiustizie e quante, benchè non siano scritte, comportano una vergogna riconosciuta da tutti.”
Il testo l’ho preso da http://www.antiqvitas.it/doc/doc.tuc.Pericl.htm .
C’è anche chi intravede un principio di autocnia nel testo originale: Atene era così anche perché abitata esclusivamente da autoctoni. É più facile quando si è in pochi e tutti appartenenti alla stessa matrice culturale…
Sarà mica controproducente Pericle per la sinistra?
circa 13 anni fa
Ho potuto ascoltare la declamazione di questo discorso da Umberto Broccoli durante la trasmissione Con parole mie su Radio 1 ( in onda intorno alle 14 e consiglio vivamente a tutti). Fu una bella sensazione. Grazie Francesco per averla postata così posso gregaria.
circa 13 anni fa
Non era alla democrazia di Atene che volevo far riferimento, ma a come quelle parole dette 2500 anni fa calzano a perfezione con quello che chiediamo ancora oggi, purtroppo invano.
circa 13 anni fa
Tucidide era un grande. Pericle non lo so. Ma è sempre meglio diffondere messaggi forti. Sono d’accordo
circa 13 anni fa
Sulla democrazia in generale e su quella ateniese in partrcolare ci sarebbe molto da dire.
Quello che mi pare incontestabile è che le parole di questo discorso, dopo 2.500 anni, siano ancora in grado di dire molto ai cuori e alle menti degli uomini.
circa 13 anni fa
Penso che quando citiamo con ammirazione Pericle, e a me, professore di Storia è evidentemente capitato spessissimo, dovremmo ricordare che la meravigliosa democrazia di Atene si reggeva sugli schiavi. Il grande Aristotele diceva, cito a memoria, gli schiavi non serviranno più quando le macchine andranno da sole. Grandi filosofi, poca democrazia. Teoria a cui è inutile fare riferimento. Con scuse a Storelli
circa 13 anni fa
Se ora sono le 14,45 sei ore fà che ore erano?
Qualc’uno può rispondere a questa mia semplice domanda ?
circa 13 anni fa
piccola correzione: l’autore del brano è Tucidide, il quale ci riporta il “discorso di Pericle agli ateniesi”
circa 13 anni fa
Se Chiusi fiosse un paese normale (e l’Italia fosse un Paese normale) allora faremmo così, cioè come gli ateniesi…
Ma siccome non siamo più un paese (con la maiuscola e con la miniscola) normale ci prendiamo quello che forse ci meritiamo…
circa 13 anni fa
Il miglior statista degli ultimi 3000 anni! Come qualcuno, proprio alto non era, chissà se aveva le zeppe nei calzari….