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Vandali. L’ultima denuncia di Stella e Rizzo
Per la primavera consigliamo Vandali, l’ultimo libro di Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo autori del best seller La Casta. Il libro edito da Rizzoli (€13,50) descrive l’assalto alle bellezze d’Italia.
Ecco alcuni esempi tratti dalla recesione di IBS: “Il tempio di Apollo a Selinunte ingabbiato per undici anni dalle impalcature perché nessuno le smonta. La campagna veneta di Palladio e del Giorgione “intossicata, sconquassata, rosicchiata, castrata”, come dice il poeta Andrea Zanzotto, da un caos di villette, ipermercati e capannoni. I mosaici di Pompei che si sgretolano perché l’ultimo mosaicista è in pensione da un decennio mentre il commissario compra mille bottiglie di vino “pompeiano” da 55 euro e ne spende 103mila per censire 55 cani randagi. La tenuta agricola di Cavour tra le risaie vercellesi cannibalizzata dai teppisti. L’inestimabile villaggio preistorico di Nola affogato nell’acqua perché la pompa non funziona. La tracotanza di un abusivismo che, di condono in condono, è salito a 4 milioni e mezzo di alloggi nei quali vivono undici milioni di italiani. Le uniche ricchezze che abbiamo, il paesaggio, i siti archeologici, i musei, i borghi medievali, la bellezza, sono sotto attacco. Un incubo culturale, un’angoscia economica. Eravamo i primi al mondo nel turismo: siamo precipitati per competitività al 28° posto. E il portale italia.it, costato milioni di euro, è 184.594° fra i siti web più visitati del pianeta. Una classe dirigente seria sarebbe allarmatissima. La nostra no. Anzi, la cattiva politica è tutta concentrata su se stessa. E si tiene stretti tutti i privilegi. Le sole auto blu costano due volte e mezzo l’intero stanziamento per i Beni culturali, dimezzato in 10 anni. La serrata denuncia di uno scempio”.
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Stampa l'articolo | Questo articolo è stato pubblicato da lucianofiorani il 3 marzo 2011 alle 00:07, ed è archiviato come CULTURA. Puoi seguire i commenti a questo post attraverso RSS 2.0. Sia i commenti sia i ping sono disattivati. |
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circa 13 anni fa
Non ho letto il libro, ma vorrei spendere due parole sull’argomento perché mi tocca da vicino.
La tutela del patrimonio di interesse culturale è di pertinenza dello Stato, mentre la sua valorizzazione è materia concorrente. Ciò significa che è lo Stato che ha il compito di garantire la tutela dei beni, e perciò ha sempre l’ultima parola in merito agli interventi da compiere. Le altre istituzioni repubblicane (es. enti locali ecc ecc), anche se volessero non potrebbero intervenire in maniera autonoma e piena. Ciò significa che se viene a mancare un’efficace azione da parte dello Stato il sistema della tutela dei beni di interesse culturale crolla come un grattacielo al quale vengono fatte brillare le fondamenta. Per efficace azione di tutela intendo (ma non solo io) una struttura amministativa che riesca a controllare il territorio e che disponga di adeguate risorse economiche per consentirle di intervenire fattivamente. Purtroppo anche il comparto beni culturali ha subito l’impostazione politica che è stata data a tutti i settori della vita pubblica e amministrativa: allentare il controllo, comprimere le risorse e rattoppare con le emergenze.
In realtà (come ricorda anche la recensione) di risorse sono state spese, ma non certo in maniera efficace, anzi, il più delle volte deleteria.
Un esempio (forse qualcuno lo ricorderà) è questo:
http://www.adnkronos.com/IGN/News/Cronaca/?id=3.0.3397057905
ovvero uno stratagemma (perché poi l’attribuzione a Michelangelo è stata smentita) con cui un scuro antiquario torinese su è arricchito.
Per estendere il dibattito, avete mai riflettuto a cosa succede in proposito nel territorio di Chiusi e della bassa Valdichiana?
circa 13 anni fa
Siamo lo zimbello del mondo!!!!!
Almeno in mediooriente o nordafrica hanno avuto le palle di ribellarsi…
Noi niente, subiamo e si stà zitti!!!!!
Ci stà bene…. è quello che ci meritiamo, basta che la domenica ci sia la partita e il mercoledi sera il GF…..
Che generazione di smidollati!!!!!!!
circa 13 anni fa
Un libro da farti mettere a piangere per l’umiliazione che se ne ricava leggendo le storie della gestione del nostro patrimonio culturale se non fosse per lo sbocco di bile che ti producono gli ultimi due capitoli sulla solita casta che intanto pensa per se come prima e più di prima. Vorrei sottoporre all’attenzione dei frequentatori del blog in contrapposizione all’abbandono del nostro patrimonio il manifesto “mandiamoli a lavorare”: http://italy.indymedia.org/news/2005/06/806905.php