di Claudio Provvedi

Mi domando, dovevamo aspettare che fosse il direttore di un giornale a indicare l’ unica via di uscita da una situazione come questa?
Non è abbastanza chiaro che un ristrettissimo gruppo di oligarchi ( Ceccobao, Scaramelli, Giglioni, alcuni consiglieri comunali ) ha già ucciso e sotterrato il PD di Chiusi?
Che valore può avere un consenso accumulato da Scaramelli in otto mesi di contatti personali?
Per consentire questa “campagna” si è calpestato ogni forma di lealtà e si è impedito ogni forma di dibattito politico.
Chi può ricostruire il PD?
Può esistere questo partito senza un rapporto fecondo con la società civile?
Gli oligarchi sono legati insieme da un disegno di espansione a Querce al Pino da cui non intendono recedere. Del futuro di Chiusi e del PD non potrebbe fregargliene di meno.
Quella componente del PD (il gruppo dei “16″) che ha alzato la testa e che si è rifiutata di fare da tappeto a Ceccobao deve prendere in mano la situazione e la guida della “primavera di Chiusi”. E lo deve fare presto.

Il Pd vuole che si costituisca la coalizione, ebbene è chiaro che solo sulla base del documento dei “16″ che si può mettere in piedi uno schieramento rinnovatore che comprenda Sel, Rifondazione e la società civile. E’ questo il Pd che può ragionare con tutti e che può dare un futuro al partito a Chiusi.
Non sarebbero quindi scissionisti ma i veri salvatori del loro partito, (che è anche il mio). Anche se dovessero attraversare un passaggio difficile.
L’ imperativo è impedire il coagularsi intorno alla persona di Luca Ceccobao di un potere alieno da Chiusi, opaco e autoreferenziale.