di Carla Biscottini

Ho partecipato all’assemblea del 18 marzo promossa dal Comitato “Res Publica”. Che ci siano le premesse per un risveglio dal torpore indotto dalle deleghe? In questa circostanza la delega a cui mi riferisco è quella con cui abbiamo incaricato i “soggetti politici” a occuparsi delle scelte strategiche sul  territorio in cui viviamo. In un coro di commenti per me condivisibili non approvo il nostalgico attaccamento ad un “fare politico” del quale si auspica il ritorno, la speranza di far confluire il tentativo di riappropriazione del diritto alla gestione della cosa pubblica in una direzione politica che si dovrebbe collocare per alcuni  in un rinnovato PD, per altri in un’area comunque di sinistra. Questo bisogno espresso da più parti di doversi collocare a sinistra non lo sento mio e non lo condivido come metodo di procedere. Ho sempre ritenuto che per una corretta ed efficace gestione delle risorse, dei conflitti e delle strategie si dovessero sì considerare le ragioni e i significati di una distinzione politica per poi però trascenderle. Ricordo, ragazzina (quindi 35-40 anni fa), l’amarezza di  mio  padre, Attila Biscottini, che  riferiva  di  compagni-dirigenti  di partito  che consideravano ”inopportuna”  una larga e condivisa partecipazione perché in sezione meno siamo e meglio è”.  Ritengo che il problema di una cattiva gestione, che è arrivata ad essere pessima, non sia che l’ultimo atto di un autoritarismo arrogante; la situazione attuale è figlia di un modo di agire consolidato da decenni.

 Alcuni aspetti della nostra vita hanno dimensione individuale, altri hanno dimensione sociale e riguardo a questi ultimi diventa indispensabile poter condividere. Quello che oggi vorrei condividere qui è la possibilità di non essere destinatario passivo di processi economici e sociali e vorrei  farlo con persone adulte, potendo porre fine a questo stato di infanzia prolungata,  in una “totalità dialettica”. Se mai c’è stata una vitalità storica dell’antitesi destra-sinistra credo che oggi, la crisi che stiamo vivendo (e non mi riferisco solo a quella economica) ci spinga a superarla, individuando strumenti di azione politica che abbiano lo scopo di formare decisioni collettive, responsabili occasioni di crescita consapevole. 

Visto che il Comitato “Res Publica” ha dichiarato la sua volontà di restare strumento di sollecitazione senza coinvolgimenti diretti in liste elettorali e quant’altro, mi sembrerebbe un allenamento utile, anche in campagna elettorale,  promuovere aggregazioni e confronti per l’individuazione e l’analisi di azioni progettuali concrete anche di piccolo respiro.   Non potendo ancora affrontare temi ben più importanti quali “Piano strutturale” “Querce al Pino”, “stadio” ecc… si può comunque cominciare a provare a dialogare.

Solo due accenni a titolo esemplificativo per far capire cosa intendo:

·Gestire la manutenzione, la cura e l’arredo del proprio “quartiere”  anche con le risorse di coloro che risiedono e che quindi usufruiscono dello spazio pubblico a loro disposizione (penso soprattutto ai bambini e agli anziani) lo considero uno strumento percorribile a costi senz’altro non proibitivi, che però deve prevedere obbligatoriamente il Comune quale soggetto attivo.

·Caratterizzare l’offerta commerciale del paese rimettendo in uso anche la grande disponibilità di locali commerciali sfitti, attraverso l’organizzazione di “temporary shop” a tema, per prodotti artigianali, potrebbe avere prospettive interessanti.  Il territorio circostante è pieno di bravi artigiani che potrebbero, con un investimento davvero modesto, promuovere i loro prodotti in un “mercato stabile” che potrebbe suscitare l’interesse dei residenti nei paesi circostanti e dei turisti.