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Giornali: una roba per vecchi
Si è sempre letto poco e adesso ancora meno. Cala vistosamente, nelle edicole comunali, la vendita dei quotidiani. In un solo anno le copie vendute sono diminuite di un quarto. Colpa della crisi? Di internet? Difficile dirlo, resta il fatto che generalmente, oggi, le copie vendute non arrivano a mille. Il numero andrebbe poi depurato delle copie acquistate, nelle edicole della stazione e del centro commerciale, da cittadini che provengono da altri comuni. Ad acquistare regolarmente il quotidiano a Chiusi sono cittadini con un’età non inferiore ai quaranta anni, mentre le giovani generazioni snobbano questo prodotto e limitano l’interesse ai quotidiani sportivi del lunedì. L’aver portato il giornale in classe non pare quindi che abbia avuto alcun risultato, almeno in termini di vendite.
E’ quanto emerge da una piccola indagine che abbiamo condotto presso le edicole del nostro comune. Niente di scientifico, per carità, ma il quadro che emerge è sufficientemente chiaro.
Il giornale più letto è, naturalmente, La Nazione; ogni giorno ne vengono acquistate 190 copie. Ma solo una decina di anni fa, lo storico giornale fiorentino, vendeva più di tutti gli altri quotidiani messi assieme. Il giornale nazionale che vende di più è ancora La Repubblica con quasi 160 copie. Ma anche il giornale che fu di Scalfari, negli ultimi tempi, malgrado abbia assorbito quasi totalmente i lettori de L’Unità, perde sempre più copie. Il fenomeno nuovo è rappresentato da Il Fatto, Libero e Il Giornale. Sono solo questi tre i quotidiani che, anche a Chiusi, stanno aumentando le loro vendite. Ma i numeri anche per questi giornali non sono certo eccezionali: Il Fatto si è attestato sulle 60 copie, mentre per Il Giornale e Libero non si arriva alle 50. Il Corriere della sera, il più stabile nelle vendite, resta intorno alle 60 copie.
Trascurabili sono le vendite delle altre testate che, eccezion fatta per Il Corriere di Siena, raramente superano le dieci copie giornaliere. Anche i giornali sportivi non hanno più l’appeal di un tempo e complessivamente non vanno oltre le 140 copie vendute.
Il giornale locale primapagina è quello che vende di più, ma è un quindicinale e accade quindi solo due volte al mese.
Per la carta stampata, non c’è mai stata un’età dell’oro. D’altra parte, le condizioni economiche e culturali del nostro paese non sono mai state da primato. Solo venti anni fa,gli italiani con un titolo di studio superiore alla quinta elementare, erano appena il 50% della popolazione ma oggi che questo dato è decisamente migliorato, si leggono ancor meno giornali di allora. E soprattutto. la scarsa o nulla familiarità delle nuove generazioni, con il più classico dei mezzi di infomazione, sembra accentuarsi. E’ vero che c’è da fare i conti con internet, la televisione e la fine della militanza politica, ma l’abbandono del giornale da parte dei più giovani, è in ogni caso un brutto segnale.
Stampa l'articolo | Questo articolo è stato pubblicato da lucianofiorani il 19 agosto 2010 alle 01:42, ed è archiviato come CULTURA. Puoi seguire i commenti a questo post attraverso RSS 2.0. Sia i commenti sia i ping sono disattivati. |
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circa 14 anni fa
Il problema è anche quello della proprietà dei giornali. Come possono parlare di “macelleria sociale” di “sfruttamento” testate che sono di proprietà di industriali che lo sfruttamento e la macelleria la praticano tutti i giorni? Non solo, ci sono anche giornali che sono ormai solo filiali di questo o quel partito politico e vengono usati come “clave” per colpire gli avversari politici, alla maniera dei sicari… Certi politici sono anche proprietari, o direttamente o attraverso la propria famiglia. E non parlo solo di Berlusconi…
La situazione locale non è molto diversa: in Umbria per esempio i due quotidiani regionali Corriere dell’Umbria e Giornale dell’Umbra sono di proprietà di due cementieri concorenti e “dirimpettai”, essendo entrambi di Gubbio e tutti e due della stessa area politica…. Ci si può stupire se escono in fotocopia, come dice Stefano?
Se poi qualcuno prova a fare del giornalismo vero, serio, il più delle volte si trova davanti muri di gomma. E senza viveri. A tutti i livelli, ma soprattutto a livello locale, dove tagliare i viveri a chi rompe le uova nel paniere è anche abbastanza facile…
circa 14 anni fa
Sono d’accordo, naturalmente, con la puntualizzazione di Stefano. Quello che i giornali scrivono incide assai sulla loro diffusione e popolarità. Cito, quando ne ho l’occasione, il problema dello sfruttamento. Il fenomeno, negli ultimi anni, è notevolmente cresciuto ma nessuno si azzarda più a chiamarlo col suo nome. Quella parolina (sfruttamento) sembra essere stata bandita, ma non solo dai giornali, per la verità.
Nell’articolo però si è voluto richiamare l’attenzione sul disamore dei giovani verso i giornali, che è cosa nota e grave e che non è certo stata la nostra mini inchiesta a scoprire. E resta, comunque, il fatto che se un ragazzo non prende mai in mano un giornale, difficilmente potrà accorgersi di certe omissioni e di certi giochini.
Quanto agli eritrei, almeno di quelli finiti nelle mani di Gheddafi, nel nostro piccolo, qualcosa abbiamo detto.
circa 14 anni fa
Ritengo di porre un’altra ragione alle poche vendite: la scarsità di giornalismo all’interno dei giornali stessi. Concordo in pieno sul fatto che internet e la televisione sono due strumenti più fruibili, il primo dalle nuove generazioni e il secondo dalla “vecchia guardia”, ma il fatto che all’interno dei quotidiani siano di più le notizie non date rispetto a quelle date è un dato di fatto incontrastabile. A volte sembra che i direttori dei giornali si chiamino prima di andare in stampa. Faccio un esempio: quante persone sono al corrente dell’odissea vissuta a giugno e tuttora in corso da quella moltitudine di migranti eritrei in fuga dalla guerra e rinchiusi in un campo di concentramento libico in mezzo al deserto, trasportati dentro container di ferro sotto il deserto a 50 gradi ? Quanti sanno che questa macellazione è stata fatta con la partecipazione del governo italiano ?