di Anna Duchini

La mafia c’è anche da queste parti, ma si continua a far finta di niente. Se ne ha notizia fin dalla metà degli anni ottanta, con riferimento ad acquisti di strutture alberghiere a Chianciano. Il fenomeno è un po’ come un fiume carsico che, nell’opinione pubblica, riemerge solo in occasione di arresti o incriminazioni per poi eclissarsi di nuovo e lasciare il campo a un’indiffereza generale che è il terreno più fertile per le attività criminali che si intrecciano con il mondo degli affari. E’ di ieri la notizia di otto arrestati con l’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso per reati commessi tra il 2008 e il 2009 anche in comuni della nostra zona (Chiusi, Chianciano, Montepulciano e Sinalunga). Uno degli arrestati è un pregiudicato affiliato ad una cosca calabrese, in stato di semilibertà all’epoca dei fatti.

La presenza dei casalesi, nella ricostruzione del dopo terremoto in Umbria, è un fatto ormai acquisito tanto che la Regione ha istituito già nella scorsa legislatura una Commissione antimafia.

Da queste parti però non c’è alcun allarme sociale per la presenza mafiosa. Eppure Falcone avvertiva che prima arrivano i soldi della mafia (che non puzzano e piacciono a tutti) , poi arrivano i metodi (e sono già arrivati anche quelli: l’incendio della Capannina) e infine arriva anche il sangue. Per aprire gli occhi vogliamo aspettare le sparatorie?