di Marco Fè

I partiti politici hanno esaurito la loro funzione storica? A Chiusi sono in molti a domandarselo in questo tempo di fermento che precede le elezioni amministrative di metà maggio. Il pullulare di liste civiche o pseudo tali, la divisione e la confusione che regnano sovrane nel partito di grande maggioranza costituiscono lo specchio fedele della situazione nazionale e denunciano palesemente la crisi generale del sistema partitico.

Maritain lo aveva detto già nel 1947: un grande errore della nostra cultura è lo scambiare i mezzi con i fini. Il fine della politica è il bene comune ed i partiti sono mezzi, diversi gli uni da gli altri a secondo delle prospettive e delle strategie da seguire, per raggiungere il fine ultimo. Nel corso della storia, ed in particolare negli ultimi decenni, i partiti, smarriti gli ideali di fondo, sono diventati centri di potere e di spartizione di ricchezza fine a se stessi, la politica è diventata una professione ed i politici una casta, il bene comune è scomparso e con esso la vera democrazia.

Una conferma nazionale dell’ipotesi sull’esaurimento della funzione storica dei partiti l’abbiamo con l’avvento di Berlusconi ed il successo crescente della Lega. Berlusconi ha intuito l’importanza di saper andare al di là dei partiti e Bossi ha visto come vincente il localismo, la vicinanza ai cittadini e la colmatura della frattura venutasi a creare tra popolazione e partiti politici. Da più parti si avverte l’esigenza di ritornare ad una politica di ampio respiro, ispirata da grandi valori, portata avanti da persone che considerino il loro operare una missione finalizzata al bene comune.

Il primo passo verso una rivoluzione culturale di questo tipo potrebbe essere quello di credere che tutto questo sia possibile. C’ è, in questo senso, una struggente nostalgia di speranza. Utopia o intuizione dei segni dei tempi? Politica del popolo o politica dei partiti? Crisi profonda o crisi di crescita? “Ci vuole coraggio” era il titolo di un libro scritto da alcuni giovani del Trapanese che volevano ribellarsi alla mafia.

Ci vuole comunque coraggio e speranza per inventare e seguire soluzioni nuove. Ci vuole coraggio per andare controcorrente ed invertire la marcia. Coraggio e pazienza per saper aspettare. C’ è bisogno in definitiva di persone libere dentro. Libere da compromessi, brama di potere, libidine di carriera, interessi personali, e capaci quindi di liberare la politica da intrighi, burocrazia, apparenza e renderla da seriosa seria, leggera,  possibile di quel sorriso che rende umana la vita.