Solo un altro blog targato WordPress…per riflettere sui fatti della città
L’intelligenza di ascoltare
Intelligenza dal latino “intelligentia”, derivante dal verbo “intelligo” – leggo attraverso, capisco. Si tratta quindi di un capire successivo ad una lettura che, “attraversando” l’oggetto in questione, ci porta ad una conoscenza, ad una comprensione. Si dovrebbe trattare quindi di un processo critico che porta ad una sintesi autonoma. (Critico dal greco κρίνω, separo, scelgo, decido e non polemizzo, come oggi spesso si intende o quantomeno si pratica, Sintesi dal greco συν-τίθημι, pongo insieme, compongo e non semplifico magari fino a banalizzare)
Ora io mi trovo in un ambiente, quello universitario, che per primo toglie e svuota di ogni valore questi procedimenti. L’educazione e l’alta formazione accademica sono tutt’altro che garanzia di un’azione illuminata e di coerenza con un senso comune di giustizia e onestà intellettuale. Gli esami, i loro contenuti, prima ancora le lezioni, il sistema di crediti e punteggi codificati e acritici riducono l’apprendimento sempre più a sapere nozionistico scevro da ogni riflessione, finalizzato a scopi meccanicamente acquisibili (per non dire acquistabili).
E’ più una lotta per la sopravvivenza guidata da una generale disaffezione e disinteresse per il carico umanistico e umano che ogni materia e disciplina ha alla sua origine e dovrebbe avere come sua finalità; l’unica logica con la quale si è costantemente obbligati a fare i conti è una logica di profitto e di meta, di arrivismo insomma.
“Neodiplomati, «manager», architetti, giuristi, politici e la massa di addetti ad un sistema così libero da diventare cieco e stupido, lavorano alacremente come formichine per il bene del mercato, convinti che tutto funziona così inevitabilmente. Preparano banali istruzioni senza le quali lo stupido consumatore non può acquistare e poi usare il prodotto. Confezionano norme di standardizzazione, codici, leggi convenzionali sempre più ingarbugliate che annichiliscono il buon senso. Affrontano il loro lavoro con un’intelligenza menomata, che si lascia guidare sempre più da forze inferiori, le quali distruggono l’amore per la verità necessario per lo sviluppo dell’intelligenza umana.” (Gian Marino Martinaglia)
«L’intelletto sano: l’Io superiore, che è libero dall’egoismo e ha la capacità del pensare intuitivo (intelligenza del cuore) può essere raggiunto solo attraverso l’amore per la Verità e per ogni essere vivente».
Così scrive all’inizio del suo saggio “Filosofia dell’intelligenza” Ivo Schnyder, ricordando anche le parole del filosofo tedesco Goethe: « Quello che come primo e come ultimo dal genio viene richiesto è l’amore per la Verità».
E’ una “fatica” trovare qualcuno che creda ancora in qualcosa che sia un valore umano o una sincera amicizia; è più facile trovare persone che magari ne soffrono la mancanza ma che sono anche pronte a svenderle senza troppe remore o rimorsi, perché “tanto il mondo va’ così e se vuoi farti strada … “.
Tutti ciò è molto amareggiante ma mi ha anche insegnato ad apprezzare ancora di più quelle persone nelle quali ho riconosciuto un’irriducibile onestà intellettuale e morale (che non significa che non commettano errori o non ne abbiano commessi, ma significa che hanno saputo riconoscerli e porci rimedio, hanno cioè fatto un’analisi, un percorso di comprensione libero da ogni pregiudizio, e sono arrivati ad una sintesi critica … hanno saputo procedere con “intelligenza”).
Tutto questo panegirico parte da alcune riflessioni che mi sono venute leggendo gli articoli, e soprattutto i commenti, ad alcuni articoli pubblicati sul blog.
Quello chge in molti casi mi è sembrato è che siano stati usati (gli articoli) come pretesto per rispondere senza la volontà di ascoltare ciò che c’era scritto e che veniva raccontato, senza la volontà di capire.
Manca spesso una qualunque forma di “potenziale messa in discussione” di sé stessi e dei propri ideali i quali vengono portati avanti come fossero una necessità imperturbabile; ho come la sensazione che ci sia un completo ribaltamento nell’approcciarsi a qualunque argomento.
E quindi il problema più generale non è un problema di intelligenza logico-matematica ma mancanza di quelle che vengono definite intelligenza interpersonale (riguarda la capacità di comprendere gli altri, le loro esigenze e di promuovere modelli sociali e personali vantaggiosi. Si può riscontrare specificamente genericamente in quanti possiedono spiccata empatia e abilità di interazione sociale), intelligenza intrapersonale (riguarda la capacità di comprendere la propria individualità e di sapersi immedesimare in personalità diverse dalla propria. E’ considerata da Gardner una “fase” speculare dell’ intelligenza interpersonale, laddove quest’ ultima rappresenta la fase estrospettiva) e intelligenza esistenziale (rappresenta la capacità di riflettere consapevolmente).
Stampa l'articolo | Questo articolo è stato pubblicato da lucianofiorani il 7 aprile 2011 alle 15:40, ed è archiviato come CULTURA. Puoi seguire i commenti a questo post attraverso RSS 2.0. Sia i commenti sia i ping sono disattivati. |
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circa 13 anni fa
Nicola non credo che ti butteranno fuori. Anzi ti auguro successo.
Per me il periodo del mio dottorato a Newcastle è stato uno dei più belli della mia carriera. Lavoro da tre anni nel collegio di un dottorato del mio dipartimento.
In venticinque anni di esistenza del dottorato per la prima volta un dottorando ha pubblicato su una rivista internazionale. L’autore mi ha onorato del suo ringraziamento. Chissà, piano piano, anche da noi……
circa 13 anni fa
Ho sparato un colpo sbagliato! In realtà la frase doveva essere: “purtroppo, il livello del corpo docente è mediamente buono ma non si perde ad insegnare ciò che presume acquisito; si aggiungano le infiltrazioni (per ora ancora di piccola entità) di personaggi che hanno alle spalle lavori scientifici spesso di infima qualità, cooptati per nepotismo o strumentazioni simili.” Mi devo abituare a scrivere i post con un wordprocessor! Chiedo scusa umilmente a tutta l’Università italiana: ci mancherebbe che gli tirasse la croce chi l’ha amata davvero tanto )
circa 13 anni fa
Senza voler disattendere le aspettative di nessuno, io non scrivo per ottenere punteggi alti, né per dimostrare la mia erudizione.
Qui a Edinburgo ho trovato poche regole e molta indipendenza (di certo non devo occuparmi del lavoro dei miei professori, invece che della mia ricerca) e posso condurre il mio dottorato con molta libertà, anche se con rigidi controlli.
Le regole, però, quelle poche che ci sono, vanno rispettate e le più ferree sono quelle che riguardano il plagio. Se ti beccano non ci sono storie: vieni buttato fuori e col mondo accademico hai chiuso, anche se hai “copiato” per sbaglio. Con me sono stati molto chiari quando sono arrivato: “l’Università non ammette ignoranza”.
Per questo sono sicuro che mi butteranno fuori a calci molto presto.
circa 13 anni fa
Il plagio e il nepotismo sono problemi diversi. per quantio riguarda kil plagio occorrono due condizioni:
1) Formare alle regole della ricerca. Basterebbe poco corsi introduttivi di poche settimane (nel gergo attuale si tratterebbe di un corso da un paio di crediti)
2) Introdurre dsanzioni per chi professori o studenti non li rispetti.
Per quanto riguarda il problema della qualità dei docenti universitari italiani posto da Sorbera non si può generalizzare.
Quando ero studente ho conosciuto a Firenze docenti di grandissimo spessore.
Mi ricordo che qualche volta mi sono andato a sentire le lezioni di Eugenio Garin (che spesso si incazzava per gli studenti che fumavano in aula- allora non era illegale). Con Giorgio La Pira avevo modo di discutere anche se non di Diritto Romano. Il mio maestro Silvestro Bardazzi che arrivato faticosamente dall’architettura all’urbanistica grazie a un’esperienza di consigliere comunale di opposizione a Prato. Era una persona poneva al primo posto il lavoro dei propri allievi con commenti e suggerimenti piuttosto che al proprio.
Sono stato recentemente segato a un concorso da ordinario. I bookmakers mi avrebbero dato una quota buona. Pare che il capolavoro sia stato fatto da un commissario vicino ai Legionari di Cristo. Spero che nel proseguo della mia indagine si trovi anche la mano della Massoneria. Altrimenti sarebbe davvero frustrante
D’altra parte il grande Sebastiano Timpanaro per molti anni si rifiutò di aqccettare la cattedra. Pensare a questi esempi rende relativa qualsiasi giudizio sulle miserie di oggi.
circa 13 anni fa
Nicola, questa autocritica ti fa guadagnare parecchi punti
Occorre precisare che non è che in Italia siamo “ladri”, è che purtroppo il livello del corpo docente è spesso di infima qualità, cooptato per nepotismo o strumentazioni simili. In un corso di Office Productivity Tools che tenevo a Orbetello perconto di una associazione intercomunale, ho incontrato un vecchio amico archeologo, super esperto di Aztechi, Maya e civiltà del Messico pre-conquista (fidati, era un vero dio in terra). Faceva il bibliotecario a contratto. Poiché non l’avevo riconosciuto tanto era invecchiato, mi disse che temeva l’avessi snobbato per via della sua situazione (gli avevo detto che lo immaginavo docente a Merida – in Yucatan -, da cui ero ritornato di recente e dove ero riuscito a vedere l’idolo di cui lui mi aveva parlato anni prima). Al suo posto, all’università che avevamo frequentato da ragazzi, c’era il figlio di un barone…..
circa 13 anni fa
È vero: a volte risulto antipatico anche a me stesso, e la severità in un blog come questo è senz’altro una nota stonata, anche perché mi piacciono molto le tematiche che pone l’articolo e il modo in cui lo fa. Tuttavia, a mio avviso, le “fonti” a cui ha attinto questo articolo non sono state citate in maniera debita.
Sono molto sensibile ai problemi di “plagiarism”, avendone subito un episodio. Nell’università dove sono io (Edinburgo) c’è un’attenzione maniacale a questi problemi, come vi è in quelle nazioni nelle quali la ricerca ha ancora un barlume di dignità (si pensi a cosa è successo al ministro tedesco). In Italia i problemi di plagio non si pongono minimamente, non solo fra gli studenti: ho visto professori all’apice della loro carriera e visibilità internazionale copiare spudoratamente dalle tesi dei propri allievi.
circa 13 anni fa
Nelle facoltà come la mia (architettura) il problema si presenta ogni giorno. Nell’università inglese dove ho “lavorato” per qualche anno (Newcastle) si fanno corsi di “academic writing” . Ia regola della corretta citazione è una delle prime ad essere impartita. Poi si spiega come scrivere una relazione, un articolo scientifico, etc.
Purtroppo da noi sono elementi sconosciuti spesso anche dagli stessi dottorandi.
circa 13 anni fa
Ah, si paga alla Romanini. Per chi non vince, Biscottini a gogo
circa 13 anni fa
N.B. Nel post precedente, c’è un errore anche nella scrittura italiana: la consecutio temporum non è propriamente utilizzata – manca un …. avverbio? condizionale? congiuntivo? imperativo?: a voi l’ardua sentenza! – (in palio, viaggio premio con il duo Scattoni Fiorani al Lago di Chiusi, pranzo al Sacco e Lucenti cotillons! Se poi riuscite a individuare anche l’errore in latino, potete chiudere il pranzo con Marroni glacés).
Ovviamente, spero che i “citati” si prestino allo scherzo
circa 13 anni fa
Se è per questo, io ho sbagliato a tradurre “ridere” con “ridere”: (molto) più corretto “deridere”. Non ho commesso peccato di plagio, ma una (grossa) str…ullata si: questo toglie valore alla citazione (non tanto la citazione dall’ “Ethica more geometrico demostrata” – dov’è l’errore? -, ma alla sua contestualizzazione )? Il fatto che Alice ha utilizzato in maniera creativa un “plagio” toglie valore alla sua “testimonianza” (Alice, perdonami questo termine da preti )? Piuttosto che di “fare le bucce” agli altri, preoccupiamoci di contribuire; ecchec….zzz!
circa 13 anni fa
Io in realtà ho riportato entrambe le fonti, non wikipedia per mancanza e abitudine ad usarla. Scusate
circa 13 anni fa
Nicola non sarei così severo. Non mi ricordo che l’abbia detto ma trovo brillante l’affermazione “copiare da uno è plagio copiare da due è ricerca”.
C’è poi da dire che l’utilizzazione dei testi su wikipedia non richiede citazione.
Nel libro di Umberto Eco (Come si fa una tesi di laurea), che nonostante risalga agli anni ’70, continuo a consigliare ai miei studenti a un certo punto si dice che qualchje volta può accadere di appropriarsi di un testo perché ci si è dimenticati di segnare l’autore. Poi ovviamente ci si deve preoccupare di revisionare il testo. Cosa che generalmente non si fa in un BLOG.
Insomma sacrosanta la segnalazione, ma sicuramente troppo severo il giudizio.
circa 13 anni fa
L’alta formazione accademica ripudia il plagio.
http://www.fuoriporta.info/articolo2100-1/attualita~/%C2%ABfilosofia-dell%E2%80%99intelligenza%C2%BB.html
http://it.wikipedia.org/wiki/Intelligenza
circa 13 anni fa
Il “mondo” va cosi PERCHE’ NOI CREDIAMO CHE VADA COSI (concetto di evoluzione)…..il mondo non va cosi…..siamo noi che ci troviamo a vivere in un mondo di nostra “creazione” (concetti di evoluzione ed intelligenza).
Credo che fino a che non ci renderemo perfettamente consci di questo, tutte le buone intenzioni di moltissime persone non potranno far altro che naufragare sullo scoglio rappresentato dal mondo reale, con tutte le sue immutabili regole, e quello che noi crediamo sia, con “regole” che sono esattamente all’opposto di quello reale.
Basta pensare all’importanza che noi diamo all’individuo e all’ovvia importanza del TUTTO, dove l’individuo si può realizzare solamente nell’abbraccio di tutto ciò che gli è intorno. Se Newton fosse vissuto ai tempi di Tolomeo, non credo che la proverbiale mela avrebbee potuto innescare pensieri sulla gravità. Anche se lo avesse fatto credo che Newton sarebbe stato ridicolizzato.
circa 13 anni fa
….”TANTO IL MONDO VA COSI E SE VUOI FARTI STRADA…..”. Io sostituirei il termine MONDO con VITA….
VITA = EVOLUZIONE.
circa 13 anni fa
Purtroppo, parecchi scrivono d’impulso; troppi, per il gusto di rileggersi. E’ un po’ il trucco di questo tipo di “dispositivo”: quasi come il supermarket, che ti spinge alla compulsività dell’acquisto, il blog è uno strumento che ti spinge a scrivere, a partecipare, esserci. Bene ha fatto Alice a sottolineare l’esigenza del silenzio come esercizio dell’ascolto ch’è il presupposto per la parola consapevole: Sedulo curavi humanas actiones non ridere, non lugere, neque detestari, sed intelligere (Diligentemente ho cercato di imparare a non ridere, non compatire né odiare le azioni umane: ho cercato di capirle). Spinoza, con la sua Ethica, è più attuale che mai.
circa 13 anni fa
Mi trovo in sintonia con te, tempo indietro avevo cercato di dire proprio questo, in estrema sintesi, in una introduzione ad un commento “Secondo me quello che manca in molte persone è la volontà , prima di criticare, di ascoltare attentamente anche punti di vista diversi dal proprio, non solo nel caso specifico. Se si fosse fatta un’attenta lettura ………….. probabilmente questo articolo poteva essere impostato in modo meno aggressivo e più aperto al confronto.”…… . Anche io infatti avevo riscontrato in vari commenti a diversi articoli, questa “fatica di ascolto”; tu dici tra l’altro …..”Quello che in molti casi mi è sembrato è che siano stati usati (gli articoli) come pretesto per rispondere senza la volontà di ascoltare ciò che c’era scritto e che veniva raccontato, senza la volontà di capire.……” Forse a volte dipende anche dalla fretta con cui si leggono i post, magari in un momento di pausa tra un lavoro e l’altro, ma in generale, purtroppo, è come se, anche parlandoci direttamente, con certe persone, ci si trovi di fronte ad un muro di gomma contro il quale parole e concetti rimbalzano fatalmente ed anche se tu gli proponi idee apprezzabili, pure solo in parte, solo per il fatto che non provengono dal loro io, non vengono neppure prese in considerazioni.
Questo, devo ripetere ancora purtroppo, è un male diffuso anche in molti politici, i quali rifuggono dall’incoraggiare la partecipazione, non rendendosi conto che è proprio dall’ascolto della società che si possono ricavare le intuizioni migliori.