Tutte le sere, o quasi, verso mezzanotte, alla stazione di Chiusi si ripete il poco edificante appuntamento con i miserabili. Intorno a quell’ora, a distanza di pochi minuti uno dall’altro, arrivano da Roma due treni: un espresso e un intercity night. E puntualmente, da questi due treni, vengono sbarcati a forza dei viaggiatori non in regola con il biglietto ferroviario. Far scendere un viaggiatore dal treno, è l’estrema ratio per il personale viaggiante, che ricorre a questo modo di fare solo nei confronti di chi non è neppure in grado di fornire le generalità per potergli mandare la multa a casa. Tutte le persone che vengono sottoposte a questo trattamento hanno quindi uno status comune: la miseria. E allora, una volta scesi a forza dal treno, si aggirano come anime morte per la stazione e poi si affacciano timidamente sulla piazza e, essendo estate, qualche tira tardi lo incontrano sempre per elemosinare qualcosa. Di solito iniziano col chiedere delle informazioni di dubbia utilità: “c’è un bar aperto?”, “è distante il centro del paese?” o “c’è qualche mezzo per tornare a Roma?”. Questo genere di domande, naturalmente, presuppongono che chi le fa un minimo di soldi in tasca ce li abbia, ma non è purtroppo il caso di questa gente. Infatti, di solito, avute le informazioni passano a chiedere cose più concrete. Una sigaretta, qualche spicciolo o, talvolta, qualcosa da mangiare. Ma, anche dopo averli accontentati nelle loro misere richieste, rimane quel senso di amaro in bocca che l’incontro ravvicinato con la miseria, quella vera, inevitabilmente lascia. Poco dopo, chi nella sala d’attesa, chi nell’atrio della stazione e chi su una panchina si attrezzano a dormire qualche ora per poi, all’alba, con il primo treno ripartirsene verso nuove umiliazioni. (lf)