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Incontri miserabili
Tutte le sere, o quasi, verso mezzanotte, alla stazione di Chiusi si ripete il poco edificante appuntamento con i miserabili. Intorno a quell’ora, a distanza di pochi minuti uno dall’altro, arrivano da Roma due treni: un espresso e un intercity night. E puntualmente, da questi due treni, vengono sbarcati a forza dei viaggiatori non in regola con il biglietto ferroviario. Far scendere un viaggiatore dal treno, è l’estrema ratio per il personale viaggiante, che ricorre a questo modo di fare solo nei confronti di chi non è neppure in grado di fornire le generalità per potergli mandare la multa a casa. Tutte le persone che vengono sottoposte a questo trattamento hanno quindi uno status comune: la miseria. E allora, una volta scesi a forza dal treno, si aggirano come anime morte per la stazione e poi si affacciano timidamente sulla piazza e, essendo estate, qualche tira tardi lo incontrano sempre per elemosinare qualcosa. Di solito iniziano col chiedere delle informazioni di dubbia utilità: “c’è un bar aperto?”, “è distante il centro del paese?” o “c’è qualche mezzo per tornare a Roma?”. Questo genere di domande, naturalmente, presuppongono che chi le fa un minimo di soldi in tasca ce li abbia, ma non è purtroppo il caso di questa gente. Infatti, di solito, avute le informazioni passano a chiedere cose più concrete. Una sigaretta, qualche spicciolo o, talvolta, qualcosa da mangiare. Ma, anche dopo averli accontentati nelle loro misere richieste, rimane quel senso di amaro in bocca che l’incontro ravvicinato con la miseria, quella vera, inevitabilmente lascia. Poco dopo, chi nella sala d’attesa, chi nell’atrio della stazione e chi su una panchina si attrezzano a dormire qualche ora per poi, all’alba, con il primo treno ripartirsene verso nuove umiliazioni. (lf)
Stampa l'articolo | Questo articolo è stato pubblicato da lucianofiorani il 23 agosto 2010 alle 00:25, ed è archiviato come SOCIALE. Puoi seguire i commenti a questo post attraverso RSS 2.0. Sia i commenti sia i ping sono disattivati. |
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circa 14 anni fa
C’è almeno un’organizzazione locale (Caritas) che ha contatti via via con alcune di queste persone e cerca di aiutarle. Per la metà si tratta di persone con disagio mentale che le famiglie di origine non hanno potuto (o voluto) affrontare. Sono persone molto fragili per le quali in passato sono stati (molto giustamente) chiusi i manicomi ma poi non sono state messe a disposizione strutture di accoglienza adeguate.
circa 14 anni fa
Qualcher tempo fa Paolo Scattoni proponeva di riutilizzare l’ex dormitorio. Naturalmente, perfettamente d’accordo, anche perchè sarebbe l’ora che il comune la smettesse di costruire e far costruire. Ma non potremmo proporre di utilizzare una parte del dormitorio per chi una casa non ce l’ha e, probabilmente, non ce l’avrà mai? Tutti i miei amici sanno che non sono cristiano, ma non potremmo inventarci un a San Vincenzo de’ Paoli laica?
circa 14 anni fa
Mala tempora currunt!
circa 14 anni fa
Stanotte, verso le due, una persona dormiva “involtata” in un cartone, dietro ai cassonetti dell’immondizia che si trovano in via Buonarroti, vicino al Dopolavoro ferroviario.
Un’altra persona alla stessa ora era “coricata” su una panchina della Piazzetta Garibaldi.
E anche dentro la stazione c’era qualcuno in attesa di un treno o di chissà cosa… In città sono migliaia le persone senza fissa dimora, senza tetto… da noi fa un certo effetto , ancora, vederne anche solo un paio… Ma i più, quando capita, si voltano dall’altra parte. Qualcuno chiamerebbe volentieri i Carabinieri, qualcun altro sbotta: “ma percé non stanno a casa loro?”, senza pensare nemmeno per un attimo che quelle persone forse una casa loro non ce l’hanno… Vent’anni e passa di rincoglionimento televisivo, a forza di grandifratelli, amici, tronisti e processi di condominio, vent’anni di litanie sulla fine delle ideologie, del comunismo, della lotta di classe, del lavoro come valore, vent’anni di rincorsa al centro, di una politica che sempre più è solo far carriera (come cantava già Guccini nel ’65) ci hanno fatto smarrire anche l’umanità, la solidarietà tra persone… Il senso di appartenenza alla stessa specie… C’è chi fa un po’ di carità. Ma quella è un’altra cosa.