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Sicurezza sul lavoro: una sentenza storica
Io credo che venerdì, a Torino, si sia fatta in parte giustizia per la memoria di quei morti sul lavoro alla Thyssen Group, l’emblema delle profonde ingiustizie che vivono ancora nella nostra Italia.
Quella del Tribunale di Torino è una risposta forte a chi pensa che la sicurezza nei luoghi di lavoro sia un lusso che la nostra economia non si può permettere (vedi Tremonti al Convegno di CL a Rimini 2011, quando parlava di legge 626 ).
Una sentenza “esemplare”, in grado di fare “giurisprudenza e di essere utile per tutti gli altri processi sugli infortuni sul lavoro” . Antonio Boccuzzi, unico sopravvissuto al rogo del 6 dicembre 2007 nello stabilimento Thyssen di corso Regina Margherita a Torino, ha detto “ieri e’ stata scritta una pagina importante”.
Si parla tanto di Giustizia e dei suoi ritardi, in questo caso ha funzionato benissimo !!!
Io sono un operatore di Vigilanza ed ispezione del Servizio Prevenzione e Sicurezza nei luoghi di lavoro della USL 7 di Siena ed ho visto alcuni morti sul lavoro.
Credetemi non ci si abitua mai a questi drammi!
Al fatto che uno la mattina si alzi per andare a lavoro, per guadagnarsi un pezzo di pane amaro e poco e rischiare di non ritornare a casa.
Io non sono un forcaiolo, comprendo le difficoltà di molti piccoli imprenditori come gli artigiani che rischiano anche loro insieme a chi devono tutelare, comprendo che la morte di un lavoratore è sempre una sconfitta per tutti. In primis per noi ! Comprendo anche che le leggi tante volte in merito sono complesse e di difficile applicazione per il mondo delle imprese che in Italia è fatto di micro imprese.
Però nel caso della Thyssen no, tali ragioni non sono giustificabili.
Non si può monetizzare la salute dei lavoratori è un principio sancito dall’art.32 della Costituzione !
Stampa l'articolo | Questo articolo è stato pubblicato da Paolo Scattoni il 17 aprile 2011 alle 14:29, ed è archiviato come CRONACA. Puoi seguire i commenti a questo post attraverso RSS 2.0. Sia i commenti sia i ping sono disattivati. |
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circa 13 anni fa
Ho letto con attenzione le parole di Carlo Sacco e probabilmente in lui c’è voglia di confrontarsi oltre il tema da me modestamente posto che è un tema di rilevante importanza sociale che forse avrebbe bisogno di maggiore attenzione non qui ma complessivamente nel contesto in cui viviamo ! I diritti sociali sono temi importanti perchè testano la civiltà di un paese ! Ne verificano il grado di cultura, la presa di coscienza delle proprie condizioni e soprattutto ci permettono di capire come viviamo: da bruti oppure da cittadini liberi. Carlo mi chiede di spiegare le posizioni del PD sul referendum a Mirafiori, fa discendere da ciò l’errata posizione di approvazione al piano Marchionne ed a tutte le nefandezze che lo stesso vuol porre in atto. A mio parere non c’è stata una posizione univoca , vi sono state posizioni di leader del Partito, eminenti, importantissimi. Però quello del Referendum era un tema che poneva i lavoratori di fronte ad un grande ricatto, accettare per garantirsi ancora uno stipendio ed una vita oppure rischiare di perdere tutto. Questo ha influito molto sulle decisioni da prendere, vi era l’esperienza del 1980 delle lotte che avevano avuto l’esito che conosciamo, con un sindacato diviso, con UIL e soprattutto CISL che remavano contro ! Alcune volte occorre avere una strategia non solo di difesa ma anche capace di essere duttile, tenendo ferma la barra dei diritti. E’ questa la grande sfida di una sinistra che si dice riformista ! Grazie !
circa 13 anni fa
Il mio testo era abbastanza più lungo ma logicamente è stato tagliato per motivi di spazio al quale molte volte mi riesce difficile rinunciare a causa della mia prolissità.Sarebbe interessante però avere delle risposte su tali argomenti che chiaramente nello spazio di un blog non possono esaurirsi e magari indire degli incontri.Faccio quindi stimolo ed appello non solo a Giglioni ma anche a tutto il PD affinchè si ritorni come nel passato(ormai lontano purtroppo ) a discutere con la gente per riuscire a sviscerare le linee portanti di questo partito che a mio parere si trova in un guado pericoloso d’involuzione e di non produzione di cultura politica a partire dalla sua base ed ormai è storia vecchia:” quando non si produce più cultura si è fottuti” ma sono ben cosciente che se la situazione continua ad essere questa soprattutto in periferia e nessun imput parte dalla base, l’unica cosa che rimane da fare è accettare l’imput delle segreterie come è successo già e non mi sembra che sia una vittoria verso nuovi traguardi, anzi tutt’altro.Bisogna rendersi conto che quello che produce la politica così fatta è solo allontanamento della gente e l’ingestibilità della cosa pubblica.
circa 13 anni fa
Bravo Giglioni, vero tutto, e questo è il caso di quanto successo alla Tyssen:”non si può monetizzare la salute dei lavoratori, art.32 della Costituzione !Mi vuoi spiegare però-caso diverso beninteso-, dove non si parla di morti vittime di avvenimenti tragici come quello, perchè la maggioranza della dirigenza del PD nel caso Mirafiori (caso nazionale)si e messa dichiaratamente dalla parte di Marchionne ? Scusami ma è la prima cosa che mi è saltata in mente avendo letto il tuo articolo.Credi forse anche tu che non si tratti di monetizzazione della salute e della vita dei lavoratori quel caso lì come tanti altri successi in un passato recentissimo ed anche lontano ?Nessuno è morto a Mirafiori, ma dimmi un momento: non sono le stesse logiche di profitto basate sulla mano libera dell’azienda a guidare l’azione di Marchionne e del consiglio di Amminisrazione di Corso Marconi appellandosi alla sopravvivenza dell’azienda a pigiare sul ”lavoro” come pompa aspirante-premente e da modificare secondo la logica del profitto (bada bene profitto non dei lavoratori ma degli azionisti )pena la non sopravvivenza dell’Azienda ?Non è mancata la faccia tosta a Chiamparino ed a Fassino dire che lavoravano per Marchionne ritenendo quindi che tale logica
fosse quella della salvezza del lavoro. Mi spieghi Giglioni per quale motivo si lascia mano libera ad una azienda che produce ricchezza nel patrio suolo di spostare a suo piacimento tale ricchezza prodotta principalmente dalle maestranze, dagli operai, dai tecnici e dagli impiegati verso altri paesi dove risulta il costo del lavoro più basso e nessuno a sinistra tuona contro tale principio, nessuno tende a limitarlo ? (…)