di Carlo Sacco

A tale domanda si potrebbe rispondere con un invito : guardatevi intorno e vedrete mille ricchezze

accumulate dalla vostra storia millenaria , creazioni dell’ingegno umano , creazioni dell’arte e della fantasia operante e mirabile di centinaia di migliaia di uomini le cui opere sono arrivate fino ai giorni nostri e fanno bella mostra non solo nei musei di tutto il mondo, nostri compresi, ma anche nelle strutture delle città d’arte, nelle lontane mura di piccole cittadine, magari gioielli architettonici ed epitaffi di un tempo che non ritorna.

L’incuria spesso è una falcidia per tali opere e si registra soprattutto in tempi di crisi come quelli che viviamo.Magari la destinazione di fondi nella limitatezza delle risorse viene assegnata a stadi e campi sportivi, piscine, e sagre paesane –ce ne sono a migliaia in Italia-ma quanto a cura del nostro patrimonio culturale abbiamo costantemente davanti a noi la considerazione che tale patrimonio non possa produrre ricchezza oppure la possa produrre in maniera molto limitata. Meglio dunque investire in stadi, rotonde per la viabilità, pensiline e via dicendo. Sarebbe forse troppo pretendere dai nostri politici la lungimiranza necessaria ad organizzare eventi culturali e ristrutturazioni di opere che stanno andando a detrimento e che lo stesso tempo consuma inesorabilmente ? Cosa lasceranno questi amministratori degli anni 2000 ai loro posteri ?

Cosa risponderanno gli insegnanti dei nostri futuri nepoti alle domande dei loro studenti quando chiederanno i motivi della mancanza di energie economiche e nello stesso tempo si trovavano risorse e tempo per i Ruzzi della Conca, per le feste dell’Uva o del Palio dei Somari o dei Palii dei Terzieri (tanto per cadere vicino ) ? La risposta a tutto questo è tragicamente culturale e purtroppo non ci si discosta dal contenuto della ‘’Pagnotta’’che riesce ad essere fruita in tali occasioni solo da poche categorie di commercianti ed albergatori , ma non dai semplici cittadini.

Paesi mobilitati con i loro abitanti attorno alla creazione di carri , di scontri agonistici inventati spesso dal nulla o quantomeno con una inconsistente motivazione storico-culturale per rispondere con la bravura ludica alle sfide della opposta fazione.La gente viene coinvolta , non impara nulla dall’esperienza della vita e dalle occasioni che tali confronti forniscono, ma è distratta e nello stesso tempo impegnata a calcare il teatro del protagonismo, sentendosi costruttrice di qualcosa di collettivo che si basa sul nulla assoluto.

Se le risorse fossero invece impiegate nel coinvolgimento e nella conoscenza di come valorizzare le numerosissime opere d’arte e potenzialità in esse contenute, il territorio si aprirebbe alla gente ,al flusso turistico di grande qualità e si potrebbero mettere in campo tutte le sinergie di un territorio magnifico, collegandole le une con le altre in maniera produttiva per 365 giorni all’anno, tirando fuori- e questo è uno dei lati più positivi e più proficui- le potenzialità contenute in ognuno di noi, depositari del passato di una peculiarità speciale legata alla storia incredibile del nostro territorio che si dipana attraverso decine e decine di secoli.

E’ questo e non solo il cammino che dovrebbe percorrere chi sarà deputato ad amministrare Chiusi

dopo la metà di Maggio.