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Rutelli: Orizzonti internazionali per il festival
Il festival Orizzonti, quest’anno, sembra aver cambiato marcia. Naturalmente i margini di miglioramento sono ancora ampi, ma ormai siamo ad un ottimo livello e il successo di pubblico dimostra che la formula piace. All’ideatore e direttore artistico della manifestazione, Manfredi Rutelli, abbiamo rivolto qualche domanda per capire che valutazioni si possono trarre e, soprattutto, quali prospettive si aprono.
chiusinews: Orizzonti è stato un successo. La chiave sta nella nuova formula: grandi nomi ed esperienze locali?
Manfredi Rutelli:Intanto grazie per aver decretato il successo di Orizzonti; è logicamente solo il pubblico a poter, obbiettivamente, dare un giudizio sulle scelte operate. Noi, per quel che avevamo progettato, auspicavamo questo successo. Gli spettacoli da me scelti sono stati tutti accolti con gradimento dal nostro numeroso pubblico, e questo gratifica, stimola e sprona per il futuro. Non credo invece che ci sia una nuova formula. Abbiamo sempre puntato sull’unire la presenza di grandi nomi al coinvolgimento delle professionalità ed espressività artistiche locali. In questo il festival dimostra di aver avuto successo. Di aver vinto una sfida che otto anni fa sembrava presuntuosa e superflua. E’ semplicemente aumentata la disponibilità delle forze locali ad essere collaborative. Ne abbiamo vinto la diffidenza, siamo riusciti, negli anni, a far capire quanto questo festival fosse patrimonio collettivo. Ed i risultati si stanno raccogliendo. Il festival deve essere per tutti un momento di crescita. Per lo spettatore, che ha occasione di assistere ad eventi importanti, diversi da quelli proposti nella stagione invernale, e per gli appassionati, gli operatori attivi, i cosiddetti “amatori”, che nel festival devono trovare occasione di crescita, di incontro con altri artisti, di confronto, di stimolo alla propositività. Per questo ritengo fondamentale il coinvolgimento delle molteplici espressioni artistiche locali, non come ripetizione di ciò che già durante tutto l’anno producono e mostrano, ma come opportunità di provare e provarsi in qualcosa di nuovo, di diverso. Era successo in passato con il coinvolgimento dell’Hot Club Aurora nella produzione dello spettacolo teatrale “L’amico di Fred”. Lo dimostra l’aver commissionato a Le Coche un lavoro con tematiche fortemente territoriali. Lo conferma ancora una volta il coinvolgimento di un professionista al fianco dei giovani allievi del Laboratorio teatrale, e la partecipazione di giovani allieve del gruppo teatro dell’Istituto Einaudi ad uno spettacolo di una Scuola di Roma, dirette da una regista professionista. E’ questa la formula che sempre più si dovrà realizzare: coinvolgimento delle forze locali come momento formativo e creativo, in collaborazione con professionalità riconosciute e qualificate.
chiusinews: Quali sono gli aspetti del festival che ti hanno convinto di più e quali devono ancora essere migliorati?
Manfredi Rutelli: La varietà, nella massima qualità, delle proposte mi sembra essere fondamentale. Il poter offrire nelle dieci serate di Orizzonti eventi con caratteristiche specifiche diverse tra loro da la possibilità al pubblico di scoprire sensazioni ed impressioni sempre nuove. Il nostro è un festival di Teatro (in tutta la zona circostante siamo l’unico, gli altri sono tutti musicali.), ma nelle sue forme più disparate. Il teatro danza, il teatro musicale, il recital, il reading, il teatro di narrazione, il teatro classico, i laboratori teatrali. Il tutto unito da un filo conduttore, da noi proposto, una tematica su cui sviluppare la propria ricerca artistica. E proprio per questo credo sia fondamentale non perdere di vista il senso stesso di “festival”, cioè occasione di creatività artistica, occasione per la nascita di nuove proposte. Non limitarlo alla semplice calendarizzazione di eventi, non ridurlo ad una circoscritta “rassegna” . E per questo sono convinto serva recuperare la possibilità di ospitare, attraverso l’utilizzo delle nostre strutture, gruppi, compagnie, orchestre, laboratori, che possano lavorare alla preparazione degli eventi, nei giorni precedenti il festival. Trovare il modo di aumentare l’occasione di produzione, di promuovere occasione di ricerca artistica e culturale, impossibili altrove. Per l’aspetto artistico credo sia questo l’elemento sul quale progredire. Per quanto riguarda l’organizzazione, credo si debba fare di più per rendere più decorosi, più consoni agli eventi, gli spazi che li ospitano. A cominciare dal teatro Mascagni, che se si riuscisse ad arieggiare con sistemi di areazione, sarebbe uno spazio in più, e sarebbe molto più accogliente per il generoso pubblico che pur lo riempie nelle asfissianti serate di agosto. Ma principalmente mi riferisco alla piazza del Duomo. Palco centrale degli eventi più importanti, ma troppo esposta alla confusione, al rumore, al disturbo. Credo che lo studio di una pannellatura mobile, di un maggior isolamento, sia doveroso, nel rispetto del pubblico che vuole assistere all’evento, e dell’artista che lo realizza. Capisco che non sia facile. Mille cavilli, come sempre, obbiettivamente giusti, impongono misure di sicurezza doverose, il rispetto dell’architettura stessa della piazza, che va comunque rispettata, e la viabilità che deve essere garantita. Se a queste aggiungiamo il delicato rapporto con la curia, che mal sopporta la presenza del festival su quello che ritiene suolo di sua unica proprietà, capite bene che pur ragionandoci da tanti anni, ci siamo sempre dovuti adoperare per fare nel miglior modo possibile. Ma credo che se affrontate per tempo, e ben studiate, le soluzioni si possano, se non debbano, trovare. Anzi, suggerisco un bel bando di concorso per uno studio di fattibilità per la chiusura e isolamento della piazza in caso di spettacoli o eventi. Perché no? Un progetto sostenibile, mobile, integrato nello spazio e nel massimo rispetto delle esigenze urbanistiche e architettoniche.
chiusinews: Il pienone del Mascagni dimostra che anche con il biglietto ad un prezzo simbolico la gente risponde positivamente. E’ una soluzione che può essere estesa nella prossima edizione?
Manfredi Rutelli: Certo. Sarebbe auspicabile. Almeno per gli eventi più importanti in teatro o in Piazza del Duomo. Credo che ormai il nostro pubblico anzi quasi lo richieda. Fa sempre parte di quel rispetto per chi assiste e per chi esegue che mi pare doveroso in una manifestazione di alto livello. Inoltre lo ritengo educativo. Si sceglie di andare a teatro, lo si decide, non ci si capita per caso. Ma di sicuro, anche questa tematica si lega alla chiusura degli spazi.. Senza la possibilità di isolare chi paga un biglietto da chi da fuori può ugualmente assistere, mi pare di difficile realizzazione.
chiusinews: Per un definitivo salto di qualità serve che la città si immedesimi di più con l’avvenimento. A chi spetta superare questo ultimo gradino, solo all’Amministrazione comunale?
Manfredi Rutelli: L’Amministrazione fa già tanto, direttamente e attraverso l’ Istituzione Teatro Mascagni , al suo prezioso consiglio di amministrazione, che da sempre del Festival ORIZZONTI ne è promotrice, organizzatrice, gestrice e amministratrice. Così come la Provincia che, per la prima volta, ha riconosciuto al festival ORIZZONTI, alla sua ottava edizione, un contributo importantissimo. Ma non è mai un elemento singolo a poter contribuire alla crescita di una realtà così complessa come quella di un Festival. E’ la collettività tutta che deve contribuire. E i segnali avuti quest’anno sono incoraggianti. La collettività sta cominciando ad appropriarsi del suo festival. Certo, a mio avviso, inutile ripeterlo, necessitano ulteriori risorse economiche. Quest’anno il vero successo è essere riusciti a mantenere il livello alto pur riducendo, ottimizzandoli al massimo, i costi. Progettando un festival di altissima qualità, con un budget davvero virtuoso. Ma per salire gli scalini, più di uno, che ancora mancano per fare di questo Festival un evento nazionale, e perché no, internazionale, capace di allargare davvero, e sempre più, i propri orizzonti, capace di affermare, promuovendola, Chiusi ed il suo territorio nel panorama culturale dell’offerta nazionale estiva, si dovrebbero reperire ulteriori finanziamenti, e, senza sprechi, metterli al servizio di un’idea culturale coraggiosa come quella del nostro festival. Orizzonti, il festival della Città di Chiusi.
Stampa l'articolo | Questo articolo è stato pubblicato da lucianofiorani il 26 agosto 2010 alle 00:02, ed è archiviato come CULTURA. Puoi seguire i commenti a questo post attraverso RSS 2.0. Sia i commenti sia i ping sono disattivati. |
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circa 14 anni fa
Per quanto riguarda il Chiostro di San Francesco sono perfettamente daccordo col Luca e a mio avviso ci può essere una sola soluzione: l’istituzione di un biglietto. Pur simbolico, scoraggerebbe quelle persone che hanno pochissimo interesse alla visione dello spettocolo ma che in mancanza di altro e vista la gratuita occupano comunque lo spazio. Molte volte durante gli spettacoli del festival, soprattutto al Chiostro, mi sono trovato vicino a persone assolutamente maleducate che scambiavano uno spettacolo teatrale per un luogo di conversazione, disturbando notevolmente tutte quelle persone che invece lo spettacolo avrebbero voluto seguirlo. Una volta addirittura una persona dietro di me passò un quarto d’ora al telefono prima che gli facessi capire in modo non proprio ortodosso di farla finita.
circa 14 anni fa
Una nota da addetto ai lavori e da Insegnante dell’Istituto Musicale Franci di Siena ovvero il nostro Conservatorio per l’area Siena, Grosseto e Arezzo. Rutelli afferma: “….. credo sia fondamentale non perdere di vista il senso stesso di “festival”, cioè occasione per la nascita di nuove proposte….non limitarlo alla semplice calendarizzazione di eventi, ad una “rassegna” circoscritta…. e per questo sono convinto serva ospitare gruppi, compagnie, orchestre, laboratori, che possano lavorare alla preparazione degli eventi, nei giorni precedenti il festival…..per fare di questo Festival un evento nazionale e internazionale, capace di allargare davvero i propri orizzonti, capace di affermare, promuovendola, Chiusi ed il suo territorio…..”
E fin qui concordo; anzi pensando a Chiusi come il centro ideale e “logistico” di un territorio più ampio, ritengo che tutta l’estate dovrebbe essere attivata da laboratori residenziali con continue occasioni di spettacolo: dalle prove aperte, ai “work in progress” allo spettacolo finito, in un “orizzonte” che copra in prospettiva almeno anche il territorio di Sarteano, Chianciano e Cetona.
Poi Rutelli aggiunge: ” si dovrebbero reperire ulteriori finanziamenti e, senza sprechi, metterli al servizio di un’idea culturale coraggiosa……”
Su questo sono purtroppo pessimista; ovviamente sarebbe bello ma – nella antica accezione di finanziamento per la Cultura – lo vedo difficile sia per il presente ma ancor più per il futuro.
Invece si potrebbe ottenere lo stesso risultato coinvolgendo da un lato istituzioni territoriali e internazionali che darebbero molto anche in cambio di poco denaro o persino della sola ospitalità; ma soprattutto far passare l’idea che musica, teatro e arti figurative siano anche un volano economico, quello dell’unica “industria pesante” che non soffrirà mai una crisi: quella del patrimonio artistico e paesaggistico italiano, includendovi ovviamente anche artigianato e centri termali. Un’ industria che potrà offrire nuovi e stabili posti di lavoro, indotto economico per le attività commerciali e, allo stesso tempo, ci permetterà di “coltivare” appunto il nostro prezioso patrimonio culturale.
Termino con una piccola provocazione che nasce dall’aver constatato più volte questo fenomeno in ormai trent’anni di attività. Sono tutti sorpresi che questa edizione sia stata realizzata con minori risorse rispetto al passato ma abbia dato risultati migliori……a volte quando ci sono meno soldi gli avidi e certi “top senior” imbalsamati si allontanano, rimangono solo i più motivati e il sangue vero torna a scorrere nelle vene……
circa 14 anni fa
prima di tutto i complimenti perchè orizzonti è uno dei pocchissimi bagliori di luce nell’estate di chiusi, io che nel centro storico ci vivo avverto in quella settimana un’atmosfera particolare, c’è un fermento che forse ai più sfugge, ma chi ha a cuore il festival credo lo senta.
solo un appunto riguardo all’edizione 2010: la sede di s.francesco che è quella che preferisco perchè crea con qualsiasi tipo di spettacolo una cornice magica è però secondo me adatta per gli spettacoli di seconda serata perchè ha un numero limitato di posti, alle 23 non ci sono problemi enormi a trovare un posto, ma in prima serata ci sono state molte persone rimaste fuori o che hanno dovuto accontentarsi di un posto in piedi.
L’altro neo di questa edizione è stato la serata di calici di stelle, la sede ed il tipo di organizzazione al ex collegio degli anni precedenti erano perfette, piazza olivazzo date le sue dimensioni ed il tipo di organizzazione scelta hanno fatto si che sia stata una serata per pochi eletti, pochissimi se si considera l’ulteriore riduzione dei posti per far spazio ai privilegiati con i tavoli riservati.
se il direttore del festival volesse esprimere su chiusinews un’opinione su questi argomenti mi farebbe piacere.
grazie