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Frigomacello: tutto già deciso?
Il Comune di Chiusi, su proposta della Regione Toscana ha acquisito al patrimonio comunale il “Frigomacello”. Contestualmente alla cessione, a titolo gratuito, sia dell’area che delle infrastrutture, la Regione ha elargito anche 500.000 euro. Relativamente a tale questione si é espresso il Consiglio Comunale approvando un “Piano di massima” dal quale emerge che l’area, previa bonifica, verrà suddivisa in quattro lotti, all’interno dei quali potranno essere realizzati 14 capannoni, di cui, quattro saranno destinati ad attività produttive, e gli altri a non meglio precisate attività industriali. Questo il fatto.
Quello che lascia perplessi, é che relativamente ad una questione di tale importanza, la cittadinanza non é stata interessata in alcun modo, nonostante che “Sinistra Ecologia e Libertà”, fin dal mese di ottobre dell’anno passato, avesse diffuso un comunicato con il quale, oltre a portare a conoscenza della popolazione la questione, chiedeva che sullla stessa si aprisse un pubblico dibattito dal quale emergesse la volontà della cittadinaza circa la destinazione dell’area ed auspicava che vi potessero vedere la luce attività innovative che non entrassero in competizione sia con quelle già esistenti sul nostro territorio che in quello di comuni vicini. Di tutto questo ad oggi non si é sentita una sola parola sia da parte delle forze poliche che economiche, e si che la questione, fosse solo dal punto di vista urbanistico, non é di poco conto; infatti a fronte degli attuali 70.000 metri cubi edificati, vi é la possibilità di arrivare fino a 95.000 metri cubi: quindi l’impatto non sarà di poco conto. Per quanto riguarda poi l’apetto economico, dal piano di massima emerge che per le demolizioni é prevista una spesa di 1.000.000 di euro, per le opere di ubanizzazione 3.000.000 di euro, per la ristrutturazione del macello contumaciale 500.000 euro. Non vi è, invece, alcun cenno circa il depuratore.
Tutto ciò premesso, un confronto con la popolazione è da ritenersi per lo meno doveroso, altrimenti ci troveremo di nuovo di fronte a capannoni vuoti o, nella migliore delle ipotesi, che alla fine saranno trasformati in grandi magazzini.
Stampa l'articolo | Questo articolo è stato pubblicato da lucianofiorani il 3 settembre 2010 alle 16:38, ed è archiviato come AMBIENTE, ECONOMIA, POLITICA. Puoi seguire i commenti a questo post attraverso RSS 2.0. Sia i commenti sia i ping sono disattivati. |
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circa 14 anni fa
Incubatore d’impresa da legare ad un diverso sviluppo del polo scolastico di Chiusi e dell’area, come già accennato in altro post.
circa 14 anni fa
Anche’io comincio ad avere qualche perplessità. Posso capire che questo nostro “Diario cittadino” rappresenti, agli occhi dei partiti locali, una cosa troppo piccola e quindi la trascurino.
Perché allora non creano degli spazi di dibattito autonomi, dal vivo, sulla stampa e su internet? Invece niente.
circa 14 anni fa
questa dell’ex frigomacello è una delle grandi questioni che dovrebbe far parte del dibattito dei prossimi mesi in vista delle elezioni, sulla vicenda la maggioranza è partita senz’altro col piede sbagliato facendo passare quasi in silenzio un argomento di un’importanza enorme, una struttura che se utilizzata in modo adeguato potrebbe essere il volano di un rilancio soprattutto qualitativo.
Temo però che il dibattito che invochiamo ormai da qualche mese dovremo pensarlo e lanciarlo in qualche altro modo perchè al di là di uno scarno questionario mi sembra che la grande campagna di ascolto del pd non stia producendo altro.
circa 14 anni fa
La cosa grave, per quanto posso capire, è la scelta di “vendere” i lotti. Perché non considerare anche altre alternative?
Si potrebbe ad esempio considerare l’ipotesi di un “incubatore d’impresa“. Si tratta di creare una società, che può essere anche a capitale misto, che possa adattare questo grande contenitore in unità da “affittare” a soggetti che vogliano installarvi imprese ad alta tecnologia fornendo loro una serie di servizi.
Si potrebbe preventivamente analizzare esperienze simili (ce n’è una anche a Orvieto).
per quanto riguarda la gestione si potrebbe pensare ad una società di trasformazione urbana (STU) dove il Comune conferisce la proprietà e i privati i capitali per l’avvio. La STU è uno strumento che funziona ormai da molti anni e in alcuni casi ha dato risultati importanti.