di Luciano Fiorani

Con la tradizionale processione di mercoledì scorso Chiusi ha dato ufficialmente l’addio all’estate. E si prepara al lungo inverno. Per la verità c’è ancora la “settimana del vino” per chi vuol far tardi la sera, ma si risolverà in un paio di week end settembrini, con le scuole che saranno già iniziate. E, se non s’interrompe la pessima tradizione climatica che accompagna da sempre, come una maledizione, questa festa, resta davvero poco prima di rintanarsi in casa.

Ma questo inverno può rappresentare la rinascita della politica locale. E ce ne sarebbe veramente bisogno perchè veniamo da anni di silenzio e di politici proni ai voleri di uno solo. Questa è ormai una valutazione largamente condivisa tra i cittadini ma che comincia a far breccia anche nel partito democratico. I dibattiti alla festa dell’unità, la “capagna d’ascolto” e la presenza di Giglioni su chiusinews vanno in un’unica direzione: ristabilire un dialogo con la popolazione. Buon segno, ma non basta. E’ tutta la città che deve fare uno sforzo per togliersi dall’apatia in cui è sprofondata, tutti devono prendere la parola. Questa occasione che l’inaspettata scadenza elettorale ci fornisce non può essere sprecata. I partiti devono presentarsi, senza reticenze, al cospetto dei cittadini ma anche questi devono assumersi delle responsabilità, senza aspettare che i soliti noti decidano per tutti. Qualcosa si sta muovendo, su alcuni temi ci sono già state proposte e prese di posizione, quello che ancora manca è un coinvolgimento collettivo.

La posta in gioco è alta, lo stato della nostra città non è dei migliori e rischiamo di essere definitivamnte tagliati fuori da un futuro che sta già passando. Dobbiamo decidere in che città vogliamo vivere e in che modo. Non sembrano questioni secondarie. C’è da capire se per Chiusi esiste la possibilità di inventarsi un ruolo specifico che la sottragga dalle sabbie mobili di un continuo confronto con Po’ Bandino. Dobbiamo cominciare a guardare lontano e capire quali carte abbiamo in mano per giocarci una partita importante.

Due aspetti per concludere. Dove sta scritto che non si possano creare le condizioni per cominciare ad occupare, e quindi trattenere sul posto, i nostri ragazzi più qualificati? In tante città che hanno trovato la loro “vocazione”, tutto spinge in un’unica direzione; se guardiamo anche alle più piccole realtà della costiera romagnola non vediamo capannoni ma impianti balneari e tutti, dai baristi ai vigili, sanno perfettamente in che contesto si trovano e si comportano di conseguenza. In Brianza, non ci sono paesi attrezzati turisticamente, ma ogni casa è un laboratorio, a Montefalco già molti chilometri prima di arrivare in città capisci chiaramente che è un luogo in cui il vino la gioca da padrone. Chiusi, sotto questo aspetto, ancora vive in un limbo fatto di scelte schizofreniche: vuole allo stesso tempo più capannoni, più turisti e più commercio senza attrezzarsi seriamente per nessuno dei tre settori.

Così non è più possibile continuare. Dobbiamo scegliere, e in fretta. Spenti i lumi tocca alla politica, ma non c’è tempo da perdere.