di Luciano Gherardi

All’inizio dell’estate si è molto parlato della partenza della raccolta differenziata porta a porta. Che io sappia, non è successo niente. Ma non mi pare un gran danno, innanzitutto per la spesa iniziale per l’acquisto di moltissimi contenitori colorati (poi come si smaltisconono?) e quindi per il pagamento di chi la raccolta la deve fare e, infine, per i mezzi per trasportare i rifiuti (in qualche paese si usano gli asini e, forse, non sarebbe una cattiva idea). Credo che l’attuale raccolta differenziata non andrebbe male se si trovassero campane e contenitori di carta capaci di ricevere il materiale (taccio del rifiuto biologico e dei cassonetti che languono più o meno vuoti).

Basterebbe quindi un po’ di buona volontà da parte di Siena Ambiente ( che, scriverebbe Duchini, paghiamo noi) per mettere i cittadini in condizione di fare il loro dovere e il comune di non pagare multe che paghiamo noi (vedi ancora Duchini). Ma, se anche tutto funzionasse alla perfezione, rimarrebbe una quantità di materiali che non possono entrare in campane o contenitori analoghi; parlo naturalmente del legno, dei contenitori non di alluminio (scatolette, contenitori di vernici, di schiuma da barba, di lacche per capelli etc., dell’olio da cucina usato (uno dei maggiori inquinanti dell’acqua e mortale per gli animali che vi vivono).

Da questi bisogni anche a Chiusi è nata un’isola ecologica, che si avvale però di un solo addetto, che tenta di trovare spazi dove non ce ne sono (magari comprimendo tutto con una benna), non riuscendo però a togliere tutto quanto viene buttato fuori dai contenitori, principalmente da chi è addetto a ritirarli. L’isola è molto frequentata, da privati (alcuni per prelevare, non per gettare) e soprattutto da ditte, ma è facile previsione che se le condizioni igieniche rimarrano così come sono adesso, il numero dei buoni cittadini diminuirà a vista d’occhio, poichè – con tutto il possibile rispetto per l’ambiente – non è possibile rischiare infezioni.