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Elezioni: Fidiamoci di quello che hanno fatto, non di quello che dicono di voler fare
Con questa aria di elezioni cominciano ad uscire i programmi, cioè: “ti dico quello che ho intenzione di fare e su questo tichiedo la fiducia (il voto)”. Nei programmi c’è chi ci mette più ambiente, chi più crescita, chi più giustizia sociale, chi più sicurezza, ma sono comunque tutti per il miglioramento della situazione attuale, per la valorizzazione del tessuto economico, sociale, culturale, turistico e chi più ne ha più ne metta. Ora poi si costruiscono anche in maniera allargata e su internet. Ha cominciato Beppe Grillo col suo blog, ormai da anni, poi venne Prodi con la sua fabbrica, ora ci sono quelle di Vendola.
Anche a Chiusi si sono aperti i cantieri. C’è quello di Sel, con un sito apposta per la formazione del programma, e chiusinews che contribuisce con un diario di voci sul suo kiusipedia. Tutto positivo, perchè comunque mettono in comunicazione idee e fanno circolare informazioni alle quali tutti possono ribattere, per cui sarà più difficile confezionare leggende metropolitane. E tutto questo è bene, perchè più le persone sono ben informate e meno le infinocchi.
Ma la fiducia si concede alle persone, non agli annunci. Hai voglia a fare proposte ambientaliste se quelli che le devono realizzare hanno l’abitudine di prendere il caffè con i palazzinari! Le persone che dicono di essere per la reintroduzione della preferenza nel sistema elettorale e qui in Toscana, dove comandano, ci fanno votare i designati, sono degni di fiducia? Se il sindaco sta già nel cda delle società partecipate dal comune a fare il controllore e il controllato, siamo sicuri che farà il nostro interesse anche se ha un buon programma?
La fiducia, io sono abituata a darla su ciò che si è fatto e non su ciò che si promette di fare, solo la coerenza delle storie personali mi dà garanzia, non i programmi.
Tanto poi, nell’amministrazione della cosa pubblica, l’unica vera garanzia per l’attuazione del miglior programma sarà solo la partecipazione costante dei cittadini. Una partecipazione frutto di una coscienza civica diffusa, radicata in una nuova cultura politica che metta il diritto al posto del privilegio e dell’illegalità.
Quello che voglio, insomma, è un governo della città fuori dai “giri” e distante dalle segreterie dei pochi, che si assuma la propria responsabilità attraverso processi di decisione in cui i conflitti, tra i diversi interessi in gioco, avvengano alla luce del sole, in una casa di vetro, con passaggi leggibili da tutti e da tutti valutabili e controllabili.
Stampa l'articolo | Questo articolo è stato pubblicato da lucianofiorani il 5 ottobre 2010 alle 08:50, ed è archiviato come POLITICA. Puoi seguire i commenti a questo post attraverso RSS 2.0. Sia i commenti sia i ping sono disattivati. |
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circa 14 anni fa
Solo per aggiungere a quanto già esposto, un aspetto: per quanto mi riguarda, l’Amministrazione Comunale, per lo meno quella parte alla quale darò il mio voto, oltre a gestire degnamente il territorio ed i servizi ai cittadini, dovrà anche fare scelte nel campo etico, quali ad esempio, la realizzazione del registro delle unioni civili, prendere posizione in merito alla procreazione assistita, realizzare servizi per le fasce deboli, quali immigrati indigenti, anziani, giovani in cerca di lavoro e quant’altro. In conclusione, non di solo pane vive un comune.
circa 14 anni fa
Troppo giusto….ma bisogna procedere per gradi per colmare questa lacuna.
I programmi, di per sé, servono per conoscere le intenzioni di una forza politica e quindi sono un bene rispetto alle precotte “brochure” elettorali dell’ultima ora. Che se ne parli poi molti mesi prima delle elezioni avrà quantomeno l’effetto di coinvolgere più persone in questo processo e di far prendere più coscienza sui problemi comuni, anche se quelle dei partiti dovessero essere state solo mosse strumentali per blandire gli elettori.
La differenza la fanno certamente le persone – con la loro credibilità – però per l’elettore non è facile proporre le persone ai partiti; al limite può non votarle. Va forse allora introdotta una possibile novità: i meccanismi di controllo, attraverso i quali la Società civile deve uscire dalla passività e farsi sentire.
Sviluppando quanto accennato nelle premesse del programma di SEL, la novità potrebbe essere la creazione di un Comitato di Controllo di cittadini di cui chiedere sin da ora – quindi prima delle elezioni – la costituzione.
Un comitato che, diversamente dalla funzione politica dei partiti di opposizione, svolga solo il compito di monitorare che quanto affermato in campagna elettorale sia poi realmente realizzato.
Al di là di chi vince le elezioni le cose promesse vanno mantenute e quindi i cittadini-elettori possono, con questo strumento, aumentare il ristretto fronte dell’ “opinione pubblica”. Evidentemente si è resa necessaria una forma intermedia tra la massa degli elettori e i partiti – una specie di “sindacato degli elettori” – visto che anche i partiti di opposizione, al momento di difendere le regole del gioco autoreferenziali della politica, fanno fronte comune.
Ci sono i giornali? Si, ma i giornali si leggono mentre i Comitati si fanno.