di Paolo Scattoni

Il settore dell’edilizia residenziale sta mutando profondamente e questo mutamento tocca anche Chiusi. Un notaio vi potrebbe dire che ormai i rogiti sulle case sono ai minimi storici da quando ha iniziato a fare il suo mestiere. Si potrebbe ipotizzare che si tratta di un fenomeno transitorio dovuto alla crisi economica. In minima parte è sicuramente così, ma il fenomeno a mio parere è strutturale e ne dobbiamo tenere conto anche e soprattutto nella formazione dei piani urbanistici.

La grande attività edificatoria è sicuramente alle spalle, anche se assistiamo agli ultimi illusori tentativi di rilancio da parte di singoli operatori.

Il massiccio sviluppo edilizio ha visto la formazione di piccole e grandi ricchezze per proprietari di suoli urbani e imprese in un lungo periodo che va dalla metà degli anni ’50 sino a tutti gli anni ’80. Questo lungo periodo ha fatto credere che il processo fosse irreversibile. Il calo progressivo è stato via via attribuito a diverse cause; dalla complessità delle procedure per le autorizzazioni alla difficoltà di accesso al credito e così via.

In realtà si trattava della fine di un periodo dove la grande domanda era determinata da fattori diversi e convergenti: il deficit abitativo esistente nell’immediato dopoguerra, la massiccia crescita demografica, il cambiamento della dimensione media delle famiglie, il grande esodo dalle campagne verso i centri urbani e infine il fenomeno delle seconde case. Tutti questi fattori hanno ormai esaurito la loro spinta.

In questo momento stiamo vivendo una strana transizione perché ancora gli operatori si sentono in una situazione di attesa, soprattutto quelli che hanno acquisito i terreni ai vecchi prezzi di mercato e quelli che debbono piazzare le case già edificate e ancora da immettere sul mercato. Non è difficile individuare in questa condizione l’interesse a ritardare l’approvazione dei piani urbanistici per garantirsi un oligopolio locale che è però illusorio.

Chi a Chiusi si chiede perché si stia impiegando un così lungo tempo (dodici anni per il piano strutturale che deve ancora venire!) provi a spiegare la cosa con questa chiave di lettura