di Cecilia Lucenti

La notizia piomba alla fine della solita stagione estiva deludente per la comunità chiancianese e pone a tutti i paesi della zona un problema e una riflessione su cosa significa l’assottigliamento delle realtà commerciali locali e le sue conseguenze sul tessuto sociale.

La Libreria di Antonio Iarrapino, la più significativa della nostra zona, che si trova sotto gli splendidi tigli del Grand Hotel di Chianciano, è prossima alla chiusura.

Il mestiere del libraio è, come molti altri, in via di estinzione. Un libraio vero è quello che conosce il contenuto dei libri che ha in esposizione, che ne comprende la significatività all’interno della materia trattata, che conosce i libri rari e ne fa incetta sul mercato editoriale e che rifornendosi, e poi consigliando, interviene sulla formazione dei cittadini che a vari livelli si interessano del mondo a loro esterno e che cercano tra gli scaffali di una libreria chiavi di lettura e di conoscenza per la comprensione della realtà che è sempre sfaccettata e multiforme.

A dire il vero il modello prevalente è quello del libro precotto che si compra sugli scaffali di un supermercato come i tortellini e che offre una scelta che sembra varia e abbondante ma che in realtà è di tre o quattro gusti uguali per tutte le marche. Ne sono uno specchio gli interminati scaffali dei Pam, delle Ipercoop e le librerie dei vari centri commerciali che sono legate ad un circuito commerciale di case editrici che, novelle demiurghe, creano e distruggono miti letterari che non sopravvivono neppure una primavera.

Nel contesto di Chiusi è ovviamente importantissima la presenza di meritorie iniziative come quella di Edicolè, edicola che cresce e getta qualche semino nella landa desolata della cultura, ma questo purtroppo non è sufficiente.

Storia dell’arte, psicanalisi, architettura, analisi politica, cucina, viaggi, religione, ipnosi, bricolage: il libraio si incarica di selezionare per noi nell’universo dello scibile le voci più significative perché possiamo attingervi evitando una Harmonyzzazione, o più modernamente una Twilightizzazione della realtà.

Le considerazioni sull’importanza che questa ennesima chiusura avrà sulle nostre comunità sono lasciate alla sensibilità personale, ma spero che queste mie parole invoglino almeno un giovane laureato e colto ma dis-occupato a chiedere al nostro Libraio cos’è il suo lavoro e come si fa ad impararlo, senza buttare via un patrimonio di esperienza.

Le Istituzioni hanno nulla da dire o da proporre al riguardo?