di Paolo Scattoni

E’ ormai accertato che la soglia del 10% di immigrati rappresenti il livello di guardia oltre il quale emergono conflitti con la maggioranza storicamente consolidata. A Chiusi i residenti stranieri sono più del 13%. Una percentuale molto al di sopra della media nazionale e in continuo aumento. L’assenza di conflitti evidenti potrebbe farci pensare a un’eccezione fortunata. Ma è proprio così? Chi per mestiere, impegno politico-sociale o pura curiosità studia il problema sa che non è così. Esiste sottotraccia nella nostra città un’avversione evidente verso questa realtà. Non è mai uscita clamorosamente allo scoperto perché in realtà la diversità dei nuovi arrivati è difficilmente percepibile e quindi criticabile. E’ vero che ad alcuni immigrati di religione islamica la diversità piace ostentarla. Fa infatti un  certo effetto vedere certe signore da anni residenti da noi avere scelto di indossare il velo solo da poco. Quella minoranza però è numericamente trascurabile. Da calcoli approssimativi fatti sui paesi d’origine, i residenti di religione islamica, superano di poco i cento e non sono tutti praticanti.

Le comunità numericamente più rappresentative, come ad esempio i rumeni, che sono poco meno della metà degli stranieri residenti, hanno adottato il basso profilo, non si sa se inconsapevolmente o per scelta. Questo atteggiamento ha sicuramente pagato nel breve periodo. C’è stato un buon inserimento sul lavoro, ma soprattutto a scuola dove l’integrazione si tocca con mano.

Siamo però sicuri che tutto ciò sul lungo periodo avrà effetti positivi? Questa avversione che sta maturando fra alcuni dei chiusini “storici” è irrazionale e basata sull’ignoranza. Le lagnanze per ora sono del tipo “lasciano la spazzatura fuori dai cassonetti” e poco altro. Problemi risolvibili con poco. C’è invece chi dice che non si può uscire la sera sicuri come una volta. Forse è vero, ma siamo certi che non sia un problema generale che poco dipende dalla presenza di “troppi” stranieri? C’è poi la favola che gli stranieri “rubano” agli italiani l’accesso a benefici e servizi. Si tratta di una favola perché oggi il sistema di quei benefici e servizi si basa molto sulle tasse che quegli stranieri versano come gli italiani con le ritenute nei loro stipendi.

E’ venuto il momento che le incomprensioni basate sull’ignoranza vengano superate.

C’è una cosa che la maggior parte degli immigrati (quelli comunitari: rumeni, bulgari, etc.) possono fare: iscriversi alle liste speciali presso il Comune per poter votare alle elezioni europee e alle elezioni amministrative.

Gli immigrati comunitari residenti sono più di seicento. Di questi probabilmente cinquecento sono maggiorenni. Potrebbero eleggere uno o due consiglieri comunali. Sarebbe una presenza preziosa sia che si tratti di consiglieri eletti in liste tradizionali sia che organizzino una lista per conto loro. Anche un solo consigliere, anche inesperto, ma che presentasse ogni tanto i problemi di questa grande fetta della nostra comunità sarebbe importante per sconfiggere l’ignoranza.

No taxation without representation“, “nessuna tassazione senza rappresentanza politica” reclamavano i coloni americani alla metà del Settecento. Dovettero imbracciare i fucili per ottenerla. Oggi per fortuna ci sono mezzi diversi e civili per affrontare il problema, nella nostra pur imperfetta, ma a noi tanto cara, democrazia.