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I grandi elettori non stanno a guardare
L’innaturale scadenza elettorale non su tutti ha avuto un identico impatto. Ieri un ragazzotto si vantava: “A me delle elezioni importa il giusto”, cioè niente. Il povero (in tutti i sensi) ragazzo, naturalmente non immagina che l’esito elettorale avrà, in ogni caso, delle ricadute concrete anche sul suo quotidiano vivere. Ma c’è chi naturalmente questo lo sa benissimo e non si limita ad osservare quello che accade. Ci riferiamo a quelli che possono essere chiamati i “grandi elettori”: istituzioni, associazioni e cittadini più uguali degli altri.
In certi ambienti le elezioni ce l’hanno ben impresse nel dna. Sanno che sono un momento importante perché potrebbero spostare gli equilibri del potere e quindi quelli economici. A Chiusi la stella del Pd brilla sempre meno, ma in assenza di un sussulto della società civile sembra destinata a rimanere il pianeta di riferimento, quello intorno a cui tutto gira. E allora resta ancora quello il campo di gioco su cui i “grandi elettori” si cimentano. Con un occhio a Chiusi e uno a Siena, perchè è sempre colà che si vuole e si puote. E attenti anche a non spingersi mai troppo in là, perchè si può anche perdere una battaglia ma poi, a giochi fatti, tutti sullo stesso carro, quello del vincitore.
Ma chi sono a Chiusi i “grandi elettori”? Indubbiamente la banca locale, la Chiesa, le associazioni economiche, la massoneria, l’Auser, singoli cittadini facoltosi e influenti. Per questi centri di potere non è certo indifferente che vinca l’uno o l’altro. Veniamo da otto anni di pax ceccobaiana condita con i milioni della Fondazione del Monte. Un periodo che sembra aver messo tutti d’accordo, ma che ha finito per fiaccare oltre ogni limite la città. Ora gli scenari sono cambiati e occorre riposizionarsi, e qualcuno lo ha fatto per tempo puntando sul naturale erede di Ceccobao, l’assessore Scaramelli. Ma il frenetico presenzialismo dell’assessore pare cominci a creare qualche attrito anche nella giunta. Se la Chiesa (almeno quella dello scalo) e la banca sembrano aver già fatto la loro scelta, altri ambienti influenti non sono così sicuri sulle capacità e soprattutto sul polso fermo di Scaramalli e si stanno ancora guardando intorno.
Che i centri di potere influenzino le elezioni è ampiamente risaputo e, alla fin fine, accettato come fatto normale. Se però non c’è il dovuto contrappeso di una opinione pubblica informata e partecipe spesso finisce che le decisioni che contano vengano assunte in pochi circoli ristretti e riservati. E questo naturalmente non è un bene. In questa tornata elettorale, il ragazzo citato all’inizio, non sembra però rappresentare, fortunatamente, l’opinione delle giovani generazioni. E probabilmente solo da queste può venire quel sussulto che scuota la città. Anche perché i giovani dovrebbero aver capito che gli stanno scippando non solo il futuro, ma anche il presente.
Stampa l'articolo | Questo articolo è stato pubblicato da lucianofiorani il 18 ottobre 2010 alle 00:10, ed è archiviato come POLITICA. Puoi seguire i commenti a questo post attraverso RSS 2.0. Sia i commenti sia i ping sono disattivati. |
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circa 14 anni fa
Questo modo di vedere la politica sembra caratterizzato dalla rassegnazione: i politici sono una categoria sociale. Forse è così, ma non mi piace. Credo ci siano alternative.
circa 14 anni fa
Una tigre non diventa vegetariana…se non sotto elezioni.
Pensare che i partiti invitino davvero la società civile nella loro cucina, se non in modo squisitamente strumentale, è probabilmente segno di una sana dose di ingenuità; semmai è la società civile che – sotto una spinta etica o anche solo materiale – deve rumorosamente autoinvitarsi o, nei casi più resistenti, cucinarsi un pranzo alternativo. Ed è così, talvolta, che….nascono le liste civiche.
circa 14 anni fa
Non so se il diciottenne (o poco più) con il quale hai parlato leggerà il tuo articolo. Certo avrà qualche difficoltà a capirlo. Per noi abituati a leggere, anche se con crescente distacco, la politica locale non è facile districarsi in questa area opaca della decisio0ne pubblica.
Per i giovani e i distratti (che sono la maggioranza) è praticamente impossibile. Si basa su questa opacità, la “conventio ad escludendum” della politica che non lascia emergere una nuova classe dirigente se prima non passa dal filtro delle loro convenzioni e magari, perché no, piccoli e grandi interessi.
Su Chiusinews abbiamo potuto constatare che esistono giovani preparati e determinati. Lo abbiamo visto con la grande capacità di proposta e organizzazione delle due feste cittadine più importanti (Ruzzi e Terzieri). Perché quelle stesse capaci e brillanti persone non si avvicinano alla politica?
Perché hanno intuito che nella politica locale trionfa una regola che potrebbe essere sintetizzata con un titolo di una vecchia trasmissione di Renzo Arbore: “Meno siamo e meglio stiamo”.