di Paolo Scattoni 

Il dibattito lanciato nei giorni scorsi sulle primarie da Tommaso Provvedi ha ricevuto un buon ricoscontro con altri articoli e molti commenti. Gli articoli hanno avuto centinaia di contatti, segno evidente di interesse.

La questione centrale, una volta dibattuto il programma, è sicuramente quella delle primarie. Giglioni ci assicura che si faranno. I più pensano che le regole sul come farle rimane il punto centrale. Allora è da capire se si seguirà la linea del Pd senese (che non è il vangelo), dove il candidato Ceccuzzi si misurerà con qualche sparring partner di comodo con esito scontato. A che serve un esercizio del genere? A niente.

L’esperienza americana ci insegna (ma anche da noi ci sono stati segnali, vedi Firenze e Montepulciano), che le primarie servono per verificare se esistano risorse sconosciute o sottovalutate. Obama (e nel suo piccolo Renzi) non erano i candidati predestinati, sono emersi da un confronto vero.

Si tratta quindi di conoscere le regole tempestivamente perché è auspicabile che non solo i partiti della coalizione ma, anche realtà della società civile, raccogliendo un numero di firme significativo, possano aspirare a partecipare al confronto.

Il 5 di novembre il PD prsenta al teatro i risultati del famoso questionario. Può essere quella la sede giusta per presentare anche le regole del gioco. D’altra parte il questionario non è l’unica finestra sulle aspirazioni dei chiusini. Negli ultimi tempi nella bozza di programma di SEL, negli articoli su primapagina ma anche, e forse più modestamente, in quelli ospitati da chiusinews e nei commenti, diverse proposte sono emerse e state discusse. Sono proposte che a questo punto sarebbe poco saggio non riprendere.