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Cosa intendiamo per cambiamento
Non conosco l’arabo, ma interpretare il messaggio che il vignettista ha voluto lanciare mi sembra abbastanza semplice. Negli Stati Uniti, cambiamento significa che chi ha fatto (al massimo) due mandati lascia la poltrona e va a casa, nel mondo arabo invece si cambia la vecchia poltrona solo per occuparne una più “comoda”. Forse è una mia impressione, però mi sembra che i nostri costumi politici, a guardar bene la vignetta, quando si parla di cambiamento politico, assomiglino assai di più a quelli di un mondo che per cultura, religione e costumi sentiamo estraneo che non a quelli di un paese con cui abbiamo condiviso più di mezzo secolo di storia.
Da noi, i politici (grandi e piccoli) interpretano il percorso di vita a senso unico: dalla società o dal lavoro alla politica e mai (salvo lodevoli eccezioni) in senso inverso. Questa norma non scritta ma ferrea, li induce a vestire immediatamente i panni del martire se gli si prospetta la possibilità di tornare in produzione. La regolina semplice semplice dei due mandati e poi al lavoro, introdotta per i sindaci e i presidenti di provincie e regioni, proprio non gli entra in testa. Ma mica solo a loro! Anche alla gran parte dei cittadini normali, alla lunga, questa nostrana bizzarra consuetudine ha finito per sembrare normale. Perchè, evidentemente, fanno più presa di quanto si creda frasi del tipo ”non si può disperdere l’esperienza acquisita”, che il politichese ha creato per la circostanza. E’ vero che tra il popolino ancora circola il detto “morto un papa se ne fa un altro” ma oramai questa saggezza, retaggio della civiltà contadina, trova solo un’applicazione letterale in Vaticano. In tanti paesi occidentali, dopo due mandati, si liberano (anche di fior) di politici, semplicemente perchè quella è la norma, senza che questo abbia mai fatto finire qualche istituzione a gambe all’aria.
Il Partito Democratico, il più “americano” dei partiti oggi su piazza, si è subito innamorato del rito delle primarie ma di congedare chi ha già svolto due mandati non ne vuol sapere. A Chiusi, per le prossime elezioni, il dilemma che arrovella quelli del Pd è la scelta del candidato a sindaco: Ciarini o Scaramelli? Ma il pensiero che entrambi abbiano già svolto due mandati (il primo come sindaco e il secondo come assessore) più che imbarazzarli, evidentemente, li rassicura, perchè “hanno acquisito quell’esperienza che non si può disperdere”. E andranno avanti così, tranquillamente, fino a quando i cittadini, all’improvviso, decideranno che certe minestre riscaldate non vogliono più sorbirsele. Sarà per stavolta, la prossima o quella successiva ancora?
Stampa l'articolo | Questo articolo è stato pubblicato da lucianofiorani il 3 novembre 2010 alle 01:02, ed è archiviato come CULTURA, POLITICA. Puoi seguire i commenti a questo post attraverso RSS 2.0. Sia i commenti sia i ping sono disattivati. |
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circa 14 anni fa
Credo che i partiti si debbano dare regole semplici, chiare e soprattutto applicarle. I due mandati coporono un arco di tempo (8-10 anni) più che sufficiente per un impegno che non dovrà più essere a vita. Abbiamo avuto (e ci sono ancora) personaggi che hanno ricoperto cariche elettive per decenni. Questo non è più accettabile. E’ giusto prevedere delle eccezioni, ma appunto devono essere delle eccezioni, e motivate, e comunque secondo me, per un solo mandato in più. Ma perchè questo turn over diventi non solo regola scritta ma prassi normale servirebbe una maggiore attenzione dei cittadini a questi meccanismi che non riguardano solo i politici come persone, ma investono l’amministrazione della cosa pubblica. Ed è sempre bene ricordare che essendo pubblica riguarda tutti e non solo una parte di “intoccabili”. Perchè altrimenti è giusto che si chiamino CASTA.
circa 14 anni fa
Purtroppo in italia siamo sempre anni luce indietro alle democrazie estere….
Ci siamo tanto dati da fare per abbattere la monarchia per ritrovarci via via altri 100, 1000 re principi o chi per essi!!!!!!!
La visuale democratica che propone luciano ho paura che arriverà troppo tardi, se mai arriverà, per poterne vedere i frutti.
circa 14 anni fa
Da iscritto a SEL vorrei spezzare una lancia in favore del mio partito sulla questione che pone Luciano riguardo ai due mandati e che sottoscrivo: sulla bozza di statuto votato al congresso nazionale c’è scritto a chiare lettere che “Non si è ricandidabili alle assemblee pubbliche elettive nazionali regionali ed europee, dopo due mandati
pieni consecutivi, salvo deroga motivata a maggioranza assoluta.
A tal fine le cariche di parlamentare nazionale, europeo e consigliere e regionale sono equiparate”.
Si può obiettare che questa norma non regola le cariche provinciali e comunali ma lo Statuto dice anche “L’Assemblea nazionale entro 3 mesi dal congresso dovrà istruire la discussione, con la consultazione delle
strutture territoriali, per le proposte di integrazione e modifica del presente statuto” che proprio per il suo essere una bozza, apre ai contributi della base al fine di non far cadere dall’alto decisioni importanti sulla natura del partito. Ritengo questo ed altri passaggi presenti nello statuto un passo avanti verso una forma di partito moderna richiamata a chiare lettere da Nichi Vendola durante il congresso.