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Una lista civica saprà ascoltare meglio la gente?
Venerdì sera ho partecipato all’assemblea del PD, quella in cui sono stati illustrati i risultati emersi dal questionario “la città che voglio”. Era mia intenzione intervenire nel dibattito ma ho ritenuto poi ,di astenermi, dal momento che mi é sembrato di assistere ad un congresso di partito. Come altrimenti interpretare il contenuto del secondo intervento (Provvedi) con il quale tralasciando completamente l’introduzione, sono state chieste notizie circa i candidati a sindaco per le prossime elezioni amministrative e la risposta data dal terzo intervenuto (Agostinelli), il cui contenuto era, a mio avviso, completamente avulso dal contesto dell’introduzione fatta dal Giglioni. Ciò premesso non credo, però che sia stata una serata persa sia perchè altri interventi sono stati particolarmente efficaci ed anche perchè dai dati divulgati nell’occasione sono emersi aspetti importanti sui quali riflettere. Nel complesso, mi é sembrato che sia emerso un aspetto sul quale mi sembra opportuno ragionare: la distanza che nel tempo si é creata fra la popolazione e chi amministra la cosa pubblica.
Personalmente, ho sempre ritenuto che i partiti dovessero avere la funzione di interpretare la volontà di quella parte della cittadinanza che a ciascuno si riferiva perchè, poi, gli amministratori che ciascuna forza politica esprimeva, traducessero tale volontà in atti amministrativi che determinavano la qualità della vita cittadina. Ovviamente la traduzione della volontà in atti amministrativi non é da intendersi come “dictat” da parte del partito nei confronti degli amministratori. Ritengo, in sostanza che il partito debba essere la cinghia di trasmissione fra la società civile e l’amministrazione, nel nostro caso comunale e, ovviamente ciascuno dei due soggetti, seppur interconnessi, debba avere la massima autonomia.
Ora, nel caso di Chiusi, mi sembra che la cinghia abbia iniziato a funzionare in senso inverso, mi sembra, cioè, che non sia più il partito (parte della società) che raccoglie idee e aspettative della popolazione ma che sia chiamato a fare da cassa di risonanza delle iniziative degli amministratori con ciò creandosi un cortocircuito la cui conseguenza é quella che la società si trova a “subire” l’azione amministrativa senza poter minimamente intervenire nella sua elaborazione. Io credo invece che i partiti debbano ritornare alla loro funzione originaria ad elaborare idee, mediante la discussione e la partecipazione affinchè coloro che tramite il voto vengono investiti della funzione di amministratori traducano la loro visione della società locale in amministrazione.
Ora, se questo é vero e, per carità, non é detto che lo sia, in questi giorni nei quali inizia il dibattito in merito alla nuova amministrazione che da qui a poco andremo ad eleggere, mi domando, nel caso che una lista civica risultasse maggioritaria e quindi si assumesse la responsabilità di amministrare il comune, dopo i dibattiti e le discussioni della campagna elettorale, negli anni a venire, non avendo dietro un’organizzazione partitica, come potrà capire le esigenze della popolazione o per lo meno della maggioranza della stessa? Non è che si limiterà ad interpretare la volontà solo di quella parte che l’ha espressa nell’occasione del voto?
Stampa l'articolo | Questo articolo è stato pubblicato da lucianofiorani il 9 novembre 2010 alle 01:17, ed è archiviato come CRONACA, POLITICA. Puoi seguire i commenti a questo post attraverso RSS 2.0. Sia i commenti sia i ping sono disattivati. |
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circa 14 anni fa
Da parte mia invece non scartei assolutammte l’ipotesi di una nuova lista civica che metta insieme tutte le forze positive di questo paese, Anzi non aspetterei nemmeno di essere a rimorchio di ciò che farà o non farà il PD. Credo sia necessario cominciare subito a preparare il terreno su cui costruire le alleanze e quindi proporre ai cittadini programma e persone che si potranno assumere la responsabilità politica del paese. Sinceramente non vedo nel PD o almeno in parte del PD la volontà di svolgere delle vere Primarie aperte ad iscritti e simpatizzanti, con programmi e condidati ben riconoscibili. Inoltre non mi sembra che il “partito” in questi anni di “gelo amministrativo” si sia preso moltre responsabilità, oppure abbia inciso sulla cinghia di trasmissione come dice Maurizio anzi… Piuttosto i tempi sono stretti, credo quindi sia necessario cominciare subito a trovare gli strumenti e l’organizzazione adatta per iniziare un nuovo percorso. Saluti a tutti.
circa 14 anni fa
Le preoccupazioni di Patrizi sono fondate, ma andrebbero agganciate alla nostra realtà, come hanno già ricordato Scaramelli(Luca) e Cioncoloni. E allora a me non scandalizzerebbe, vista la situazione di stallo che si è creata, una lista con figure credibili che si faccia carico dei problemi del paese. Escludere i partiti? E perchè mai? Se sono disposti a “mischiarsi” con la società civile per trovare le forme, i modi e gli uomini per dare un buon governo alla città sarebbero, credo, non solo ben accetti ma indispensabili. Se però vogliono continuare a decidere da soli, quasi che la cosa pubblica sia “cosa loro” penso che gran parte dei cittadini non sia più disposta ad accodarsi. Poi naturalmente le scelte personali saranno le più disparate (lista civica, astensione, disinteresse, appoggio ad uno dei due nomi oggi in ballo,…) ma un avallo silenzioso ai comodi del Pd e di eventuali alleati di comodo è da escludere.
circa 14 anni fa
Ciò che dice Maurizio Patrizi è pienamente condivisibile, specialmente nella sua interpretazione della distinzione di ruolo tra partiti e amministrazione. E proprio qui sta il problema. Durante la “prima repubblica” si diceva che gli amministratori erano asserviti ai partiti. Con la cosiddetta “seconda repubblica” si è cercato di risolvere il problema e lo si è risolto talmente bene che oggi i partiti sono fatti di amministratori e quindi sono al servizio degli amministratori stessi. Anche io penso che il grosso lavoro dovrebbe essere fatto proprio nel cercare di ripristinare ruoli ben definiti. Per far questo bisognerebbe però che la sensibilità dei cittadini non si esaurisse nella critica fatta per strada, ma che trovasse la forza di partecipare direttamente alla vita democratica del proprio paese. Dall’altra parte bisognerebbe che i partiti cercassero di incoraggiare questa partecipazione creando occasioni di confronto e di stimolo, a partire dalla campagna di tesseramento che dovrebbe essere il vero momento in cui si cerca di far capire i vantaggi della partecipazione attiva. L’utopia massima della democrazia sarebbe che tutti gli elettori di un partito fossero tesserati e partecipassero attivamente alle scelte. Nella attuale commistione di ruoli, di fatto siamo governati da liste civiche travestite da liste politiche. Gli amministratori prendono i provvedimenti secondo la loro visione della società, senza confrontarsi con nessuno che non siano loro stessi. Lo dimostra il fatto che i partiti non organizzano mai, o quasi, momenti di confronto con i cittadini sulle decisioni amministrative più importanti e se qualche volta viene fatto viene fatto direttamente dall’amministrazione. Per esperienza personale posso dire che la logica più diffusa tra gli amministratori e i responsabili di partito è: “noi siamo stati eletti e quindi per cinque anni facciamo come vogliamo”. E quindi, rispondendo a Maurizio con una domanda, quale sarebbe la differenza, “nelle attuali condizioni”, tra una “vera” lista civica e una “falsa” lista politica?
circa 14 anni fa
io credo che la questione sia un po’ meno complicata, chiusi non è milano nè roma, è un comune con un territorio piccolo e poche frazioni non lontane dal centro. per la sua amministrazione al di là della gestione quotidiana servono pochi punti programmatici ben individuati, servono competenze e sensibilità per orientare l’azione di governo nella direzione fissata da quei punti. Piano strutturale,turismo nel centro storico e nel territorio (questione del vecchio dormitorio), aree di sviluppo delle attività imprenditoriali ( ex centro carni), scuole.
Il buon rapporto con i cittadini è solo la conseguenza di una buona azione di governo
circa 14 anni fa
L’analisi della procedura è corretta e così dovrebbe essere. La domanda è però un’altra: cosa fare quando il meccanismo si inceppa?
Chi o che cosa può farlo ripartire correttamente?
Vediamo dalle vicende del PD nazionale come una classe dirigente pur esperta e competente – presi singolarmente lo sono i vari D’Alema, Veltroni, Bersani, Fassino, Bindi e così via – non abbia saputo cavarci le gambe, inanellando una lunga serie di insuccessi e creando una distanza pericolosa tra elettorato, base del partito e gruppo dirigente.
Venendo alle vicende locali, le Liste civiche possono essere di due tipi: quelle di pura Società civile che, soprattutto nei comuni più piccoli, non sempre falliscono perché animate da buon senso e buona volontà e quelle che nascono da un vuoto che si è creato e che aggregano esponenti politici dissidenti e forze dalla Società civile scontente dell’immobilismo o da una gestione non rispondente alle necessità; una naturale reazione degli anticorpi ad una malattia che nessuno si impegna a curare. In questo secondo caso, ci sarebbero anche le persone con i titoli giusti per governare.
A Chiusi credo che dipenda tutto dalle scelte che faranno i partiti di maggioranza.
Basterebbero forse solo delle vere Primarie per disinnescare il processo di formazione di queste Liste. Si presentino tutti i candidati che lo vorranno e la gente voti, come è giusto che sia, il suo candidato Sindaco. Altrimenti in quale misterioso conclave verrà deciso il nome del Sindaco?
Ripeto, l’analisi di Patrizi è corretta ma non è l’eventuale Lista Civica che va vista come la malattia da combattere.