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I numeri del nuovo Piano Regolatore
Riceviamo e volentieri pubblichiamo.
Quello che segue è il documento approvato dal Circolo di Sinistra Ecologia Libertà di Chiusi in merito al nuovo Piano Regolatore. E’ anche il primo documento in cui si quantificano i nuovi metri cubi edificabili suddivisi per tipologia. In totale si parla di 1.800.000 metri cubi di nuovi insediamenti, da realizzare prevalentemente a Montallese e Querce al Pino. Per avere un’idea dell’ordine di grandezza del nuovo edificabile possiamo dire che equivale a 30 volte il vecchio piano di recupero dell’area della Fornace.
E’ da tempo che si sente parlare dell’imminente adozione del “Piano Strutturale” ma, appunto, se ne sente soltanto parlare senza che l’opinione pubblica conosca alcunché in merito alle scelte contenute in tale importante strumento di pianificazione territoriale dal quale dipenderà lo sviluppo urbanistico di Chiusi, dalla sua adozione per i prossimi 10, 15 anni. Al momento, l’attività edilizia e lo sviluppo urbanistico del territorio comunale, sono disciplinati dalle norme contenute nel Piano Regolatore Generale approvato nell’anno 1974. In un dibattito aperto al pubblico tenutosi durante l’ultima festa de l’Unità il prosindaco Bardini annunciò la volontà di procedere alla sua adozione prima della fine della legislatura. La legislatura sta per finire ma del “Piano Strutturale”, almeno al pubblico, non è stato comunicato alcunché.
Un po’ qua e un po’ là, si parla invece che il nuovo “Regolamento Urbanistico”, conterrebbe previsioni di cubature per circa 1.800.000 (un milione ottocentomila) metri cubi, più o meno cosi ripartite:
- Edilizia residenziale 300.000 metri cubi
- Edilizia industriale e artigianale 870.000 metri cubi
- Edilizia commerciale, media distribuzione (negozi con superficie di vendita fino a mq. 5000) e servizi privati 470.000 metri cubi
- Edilizia commerciale grande distribuzione 27.000 metri cubi
- Edilizia direzionale e terziario 67.000 metri cubi
-Edilizia ricettiva e congressuale 33.000 metri cubi
- Edilizia connessa all’agricoltura 60.000 metri cubi
Per quanto riguarda poi, i luoghi dove questa quantità di edilizia verrebbe in massima parte realizzata, si parla di Montallese e, quel che é peggio, stante il pregio ambientale della zona, di Querce al Pino.
Di fronte a queste notizie, il Circolo di Chiusi di Sinistra Ecologia Libertà, chiede che venga aperto un dibattito pubblico che coinvolga tutta la cittadinanza per comprendere (condividere o meno), i motivi che portano ad una previsione edificatoria di tale entità e quali sono le motivazioni che permettono di individuare nelle due zone prima indicate una così alta quantità di costruzioni (esempio: nuova area di Querce al Pino con oltre 250.000 metri cubi di solo industriale e commerciale), su cosa si basano le previsioni di un incremento demografico di oltre 2.200 abitanti, quali scelte sono state fatte per migliorare la mobilità e le misure di salvaguardia relativamente alla sicurezza idraulica ed in generale all’assetto del territorio.
SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA’
Circolo di Chiusi
Stampa l'articolo | Questo articolo è stato pubblicato da lucianofiorani il 12 novembre 2010 alle 03:09, ed è archiviato come AMBIENTE, CRONACA, ECONOMIA, POLITICA. Puoi seguire i commenti a questo post attraverso RSS 2.0. Sia i commenti sia i ping sono disattivati. |
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circa 14 anni fa
Dal 1951 al 2010 la popolazioni di Chiusi ha oscillato fra un massimo di 9244 (censimento 1981) a un minimo di 8612 residenti (censimento 2001).
Ovviamente la popolazione è soltanto un parametro, l’altro importante è il numero di famiglie. L’aumento del numero delle famiglie è quindi quello che ha determinato l’attività edificatoria di questi sessant’anni. Ora però quell’aumento non avrà l’andamento del passato prché la media dei componenti per famiglia è ormai a un livello (2,3) che difficilmente diminuirà in maniera rilevante. L’idea è dunque quella che si possa lavorare sull’esistente per riqualificarlo e renderlo appetibile per una domanda comunque in calo.
circa 14 anni fa
Il primo comune italiano che ha approvato un piano strutturale a crescita zero è Cassinetta di Lugagnano, un piccolo comune (circa 2.000 abitanti) nel parco del Ticino. E’ citato nel libro “L’anticasta, l’Italia che funziona”, ne ha parlato anche la trasmissione Report. Il Comune di Cassinetta di Lugagnano ha vinto il premio nazionale dell’Associazione Comuni Virtuosi, nella categoria ‘gestione del territorio’. Si trova in un ambiente di alto pregio e subisce forti pressioni speculative data la vicinanza con Milano, infatti la popolazione è in crescita costante e prevedono per i prossimi 5 anni un ulteriore crescita del 3,5%. Se non proprio a Chiusi è assimilabile per dimensioni e pregio del territorio a comuni a noi vicini (Cetona ,Sarteano, San Casciano bagni) dove sono state fatte scelte completamente diverse. Sono matti questi “Lumbard”?
Si, come quelli di Capannori (46.000 abitanti) che si stanno avviando ad avere zero rifiuti e pagano bollette meno salate.
E Chiusi secondo voi a quali esempi deve ispirarsi? Ai comuni del napoletano?
circa 14 anni fa
Nel 1956 il comune di Chiusi fu inserito dal Ministero dei Lavori Pubblici fra quelli obbligati a redigere il Piano Regolatore. L’incarico fu affidato all’architetto Giancarlo Menichetti. La storia del fallimento di Menichetti è raccontato nella mia tesi di dottorato e forse anche meglio nella successiva tesi di laurea di Paolo Mencaglia.
Un’azione politica che preferisco non definire capeggiata dai socialisti con comunisti e demiocristiani a rimorchio (per non parlare di certe espressioni “civiche” e bancarie) annullò il piano Menichetti che nel 1965 stava per essere definitivamente approvato dal Ministero. Uno degli argomenti il congiungimento edilizio.
Sugli effetti insisto perché tu faccia il paragone fra Orvieto e Orte. In alternativa si può andare a Lucca per capire come sarebbe stata rovinata quella città se si fosse costruito a ridosso delle mura.
circa 14 anni fa
Scusa Paolo ma non ho capito, da profano quale sono in campo urbanistico, quale è stato l’affossamento di cui parli. Sempre dal punto di vista urbanistico vorrei sapere perché non sarebbe stata possibile la cosiddetta “unione edilizia” fra Chiusi Scalo e Chiusi Città. Te lo chiedo in pefetta buona fede per conoscere un parere qualificato su una mia idea, che posso anche ammettere, con la massima tranquillità, di essere sbagliata. Per quanto riguarda lo sviluppo edilizio rimane il fatto che molte famiglie e molte aziende se ne sono andate da Chiusi forse anche perché, nonostante le possibilità cui ti riferisci, non le trovavano rispondenti alle loro necessità o ai loro gusti.
circa 14 anni fa
L’idea della cosiddetta “unione edilizia” fra Chiusi Scalo e Chiusi Città ha rappresentato il pretesto, negli anni ’60, per l’affossamento di un tentativo di nuova urbanistica che, all’epoca, avrebbe posto Chiusi fra i pochi comuni italiani su standard di assoluta eccellenza. Talvolta la “opinione civica” dominante (soprattutto se sapientemente manovrata) non è proprio espressione di progresso.
Per capire quello che voglio dire, basta confrontare la rupe di Orvieto, sgombra da costruzioni, e quella di Orte, massacrata da costruzione.
per quanto riguarda la “posizione estremista” dei volumi zero si tratta di capire prima di tutto (ma lo dice anche la legge regionale) l’effettiva disponibilità di recupero. Ricordo che l’unico lascito interessante dell’abbandonato piano Viviani è stato un tentativo di capire quanti metri cubi potevano essere recuperate dalle “aree dismesse” (Fornace, etc.). Per Viviani erano 120.000 mc, di questi ne sono stati recuperati un’inezia. Ci sono poi tanti interventi più piccoli da poter mettere in atto. Per non parlare poi delle case vuote.
circa 14 anni fa
Sono d’accordo con Paolo che i volumi di cui si parla, ad un primo esame superficiale certamente spropositati, potrebbero essere oggetto di furberie e magheggi numerici. Può darsi però che abbiano una giustificazione, più o meno condivisibile, che andrebbe conosciuta nel dettaglio per poter essere meglio confutata. Importante sarebbe anche capire se si parla di nuove realizzazioni o se nel computo ci sono comprese anche le ristrutturazioni. Però non mi convince nemmeno l’espressione “metri cubi zero” che sembra molto ideologica e poco pratica. Non dimentichiamo che spesso ci siamo lamentati che molte famiglie e molte aziende hanno scelto di trasferire, o di creare, la loro sede a Po’ Bandino. Se lo hanno fatto è stato perché a Chiusi non hanno trovato spazi residenziali o produttivi adatti alle loro necessità, oltre che per le lungaggini e le stranezze burocratiche a cui sono andati incontro. La crescita demografica è anche collegata alla possibilità di sviluppo edilizio, sia di recupero che di incremento. Per quanto riguarda la localizzazione non mi sembra molto convincente un’espansione così importante nelle zone periferiche. Secondo me un grosso errore fatto nel passato, e che si continua a fare, è quello di non cercare metodi di unione edilizia tra Chiusi Città e Chiusi Scalo.
circa 14 anni fa
Credo che i problemi di chiusi e quindi dei chiusini, purtroppo sono molti e quindi mi sembra giusto e democratico che ognuno esprima la sua personale “graduatoria” senza denigrare le prorità di altri. Tra questi, vi è sicuramente il il cijaffrico e la viabilità che forse sarebbe l’ora di metterlo in relazione con lo sviluppo urbanitico che si vuole dare a questo paese.
circa 14 anni fa
Voglio ribadire che non sono la persona più indicata per rispondere alle tue perplessità ma tu ti ponevi un dubbio più che doveroso e ho ritenuto giusto darti una risposta per quello che ho potuto vedere e capire della situazione. Spero comunque che chi ha seguito questa questione più in profondità legga questo post e possa rispondere in maniera più dettagliata. Comunque al di la delle cubature, salta agli occhi la previsione di incremento demografico: negli ultimi trent’anni Chiusi ha perso abitanti e ora di punto in bianco dovrebbe incrementare del 25%. Nemmeno se si trovasse l’oro nel Montelungo sarebbe giustificabile ! E proprio per questo torna la tua malizia sullo sparare alto per ottenere quello che si voleva. Come mi ha raccontato Luciano Fiorani il comune di Foligno per giustificare la sua colata di cemento predisse un aumento della popolazione da 50.000 a 150.000. Forse con la deportazione coatta di tutti i perugini…
circa 14 anni fa
Chiedo scusa se ho dato l’impressione di credere che quei dati siano falsi. Dico che sono poco credibili. Mezzo milione di metri cubi per commercio e servizi? Sono curioso di conoscere le modalità di previsione. Questo soltanto per uno dei settori presi in considerazione. Poi di questo mezzo milione di metri cubi si può ipotizzare che siano ospitati in volumi da recuperare. Ma è la previsione che non regge.
Detto fra noi spero che ci sia stato un difetto di comunicazione e i dati non siano quelli del piano perché se così non fosse dovremmo pensare a un’azione civica per dismostrarne l’assurdità in sede di osservazioni e anche nei media.
circa 14 anni fa
Non sono la persona più indicata all’interno di SEL per rispondere ai dubbi sulla verdidicità dei dati forniti in quanto non ho seguito direttamente la questione ma il documento riportante tali dati non aveva affatto le sembianze di un brogliaccio e tanto meno il frutto di chiacchierate fatte in piazza, ma un documento dettagliato e sicuramente redatto da persone competenti in materia e particolareggiato nella sua esposizione numerica. Può essere che si tratti dello stratagemma a cui fa accenno Scattoni ma se il PD è furbo gli altri non sono proprio dei coglioni. L’idea di “metri cubi zero”, peraltro molto in voga all’interno di SEL, non mi convince affatto ma mi convince molto meno una colata di cemento di siffatte dimensioni. Preferirei un piano urbanistico dove si facciano delle concessioni edilizie ma non per accontentare i soliti di turno ma per dimostrare soprattutto che un altra edilizia è possibile, anzi è reale e molti enti pubblici l’hanno già fatta propria (vedi l’Emilia Romagna). E’ importante fermare il processo di cementificazione in Italia ma è altrettanto importante che quello che andremo a edificare d’ora in avanti lo si faccia con pratiche e visioni completamente diverse da ciò che è stato fatto finora e con materiali diversi. Faccio un esempio: una sera misurai la portata del mio scarico per il WC: 10 litri. Ipotizzai un numero di scarichi giornalieri per persona (molto ottimistico) pari a 3. Ebbene trenta litri a persona che moltiplicati per gli 8.866 abitanti di chiusi fa 267.000 litri di acqua al giorno nella sola realtà chiusina per fare cosa poi !! Ebbene la tecnologia per ovviare a questo spreco aberrante è talmente semplice da sembrare stupida: una semplicissima pompa che spinga in casa l’acqua piovana raccolta in una cisterna in giardino. Fine. Per un risparmio pari a 9.800.000 litri di acqua per scaricare il cesso solo a Chiusi. Si possono prevedere simili tecnologie insieme a cento altre per arrivare ad una edilizia nuova e sostenibile ? Le possiamo mettere come conditio sine qua non per dare concessioni ?
circa 14 anni fa
Dai Luca, la battuta non era affatto male. Comunque i tre problemi sonon in relazione fra loro (urbanistica, traffico e tciaffrico). Quando il piano sarà pubblico se ne potrà parlare.
Continuo a pensare che ci dev essere un errore su quanto ci è stato comunicato da SEL. Quelle quantità sono fuori da qualsiasi valutazione ragionevole. Speriamo soltanto che la previsione non sia stata fatta secondo un veccho stratagemma per cui dopo un po’ di maretta si scende magari da un in credibile 1.800.000 a un ancora< irrealistico 500.000, lasciando tutti soddisfatti: gli oppositori che credono di aver raggiunto un bel risultato e gli "altri" per i quali invece quello era l'obiettivo che avevano messo in conto fin dall'inizio.
circa 14 anni fa
il traffico ha acceso il dibattito perchè è un problema che molti vivono quotidianamente e che come diceva guccini è una cosa che abbiamo qua dietro la schiena in basso per non dire di peggio, ed è sentito da persone come me o massimo toppi perchè tutti i giorni è a quello che dobbiamo pensare avendo figli da trasportare più volte al giorno e un lavoro da raggiungere più volte al giorno, e magari questo continuo correre avanti e indietro ci ha reso più stupidi o meno sensibili ai problemi veri come i milioni di metri cubi di cemento, oppure semplicemente perchè pur in presenza di problemi più gravi si può semplicemente parlare di una questione per molti più stupida, lasciando magari a chi ha più tempo e più capacità intellettive le grandi questioni dell’urbanistica che presi come siamo a pulire il culo ai figli ci sfuggono.
circa 14 anni fa
Il commento ci sta tutto. Però è troppo facile fare gol con un assist come quello che ti hanno fornito i nostri amici.
circa 14 anni fa
Cari chiusinews, altro che 1.800.000 mc, mi pare evidente che il vero problema di Chiusi sia il cijaffrico, come sosteneva l’avvocato
di johnny stecchino. Saluti.
circa 14 anni fa
Grazie a Sel abbiamo dei numeri su cui discutere. Secondo me sono numeri da delirio. Ma quanta gente c’è da far arricchire con la trasformazione dei terreni in aree edificabili?
Meno male che il Pd è aperto al confronto!
circa 14 anni fa
Ma siete sicuri? Non credo che il progettista del piano Andrea Filpa, docente universitario e serio professionista, possa avallare un’operazione del genere.
Per la legge urbanistica della Toscana il Piano Strutturale fornisce valutazioni sulla sostenibilità degli sviluppi previsti. Questa fase viene condotta in collaborazione con Provincia e Regione che debbono garantire la coerenza delle previoni del Pian o Strutturale con il Piano Territoriale di Coordinamento provinciale e il Piano di Indirizzo Territoriale della Regione. Su quantità di questo genere sicuramente avrebbero da ridire.
Solo dopo la definitiva approvazione del Piano Strutturale il Comune può redigere il Regolamento Urbanistico che ha una validità quinquennale.
Mi sembra assai improbabile che si sia già pensato al Regolamento Urbanistico e soprattutto con quelle quantità.
Comunque il Piano Strutturale una volta “adottato” deve essere pubblicato e CHIUNQUE può presentare osservazioni. Le osservazioni debbono essere poi valutate sia dal Comune che da Provincia e Regione, soltanto dopo si può procedere all’approvazione.
NON C’E’ ALCUNA POSSIBILITA’ CHE IL PIANO POSSA ESSERE APPROVATO PRIMA DELLO SCIOGLIMENTO DEL CONSIGLIO.