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Dovremo guardare anche di là dal fosso
Dopo qualche decennio passato a “beccarsi” con Città della Pieve, anzi con Po’ Bandino, che ci sottraeva aziende ed abitanti, sembra che sia venuto il momento per Chiusi di guardare verso l’Umbria con occhi diversi. Parole in tal senso sono state spese nel convegno della Cna che si è svolto al Mascagni qualche giorno fa. Meglio tardi che mai, verrebbe da dire, perchè l’argomento è ciclicamente apparso nell’agenda politica cittadina senza che però producesse alcun effetto. Primapagina ne ha fatto un cavallo di battaglia, ma solo da Città della Pieve è venuta, negli anni, qualche timida apertura, qui da noi il tema è stato sistematicamente snobbato. Salvo quando non se ne è potuto fare a meno, come quando c’è stato da costruire il cavalcaferrovia o la bretella verso fondo valle. Oppure quando piove, perchè l’acqua della Chianetta fa sempre paura. Insomma non si è mai voluto guardare strategicamente più in la di qualche centinaio di metri dal confine.
Ma oggi in piena crisi si “scopre” che l’economia in difficoltà deve far leva sul territorio per ripartire e si torna a parlare di area vasta. Per Chiusi questo concetto non può più riferirsi solo alla Valdichiana, ma necessariamente deve allargarsi all’area del Trasimeno. Chiusi è infatti non solo la porta di accesso al sud della Toscana, lo è anche per tutta quell’area umbra che va da Città della Pieve a Magione e Castiglion del Lago. Insieme, forse, è più facile ottenere qualche risultato per quanto concerne le fermate dei treni, la creazione di servizi alle imprese e l’ampliamento di un’offerta turistica integrata.
Certo fa sorridere ripensare, alla luce di quanto viene maturando oggi, l’epilogo di un dibattito di qualche anno fa alla festa de L’Unità di Chiusi scalo in cui erano presenti politici ed amministratori umbri e toscani per discutere, appunto, di integrazione e coordinamento delle politiche di sviluppo. Il vecchio compagno di base ai “nostri”, che si erano detti più interessati a guardare all’Europa che “di la dal fosso”, aveva fatto rilevare che lui, a Città della Pieve doveva andarci spesso, la mattina presto con il pullman, per delle analisi ma doveva “farci giornata” perché non c’erano corse per tornare Chiusi. E aveva sbottato: alla faccia dell’Europa, del coordinamento e dell’integrazione
Stampa l'articolo | Questo articolo è stato pubblicato da lucianofiorani il 21 novembre 2010 alle 00:09, ed è archiviato come ECONOMIA. Puoi seguire i commenti a questo post attraverso RSS 2.0. Sia i commenti sia i ping sono disattivati. |
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circa 14 anni fa
E’ vero che in Italia trionfa il campanile ma Chiusi è un punto di incontro “naturale” di diverse aree e poco importa a quale provincia o regione appartengano. Per qualche settimana, quando arrivai a Chiusi, non mi ero reso conto che ci fosse una soluzione di continuità con Po’ Bandino; e può darsi che, nella realtà delle cose, essa non esista.
Casomai Chiusi può e deve diventare – grazie anche al suo carattere vagamente “apolide” e alla sua logistica di ferro – proprio il punto di riferimento di una vasta area. L’unione fa la forza.