Solo un altro blog targato WordPress…per riflettere sui fatti della città
La Chiusi che vogliamo non la pensa l’urbanista
In un un recente articolo Marco Lorenzoni mi invia un rimprovero:
“… finora sul Piano Strutturale ha detto cose sensate e giuste, rimarcandone il ritardo e certe incongruenze. Ma sono cose che posso dire anche io (…). Da Paolo che è urbanista e insegna all’Università mi aspetterei un “disegno di città”, una indicazione di come farla questa Chiusi non solo precisazioni procedurali…”.
Una risposta compiuta richiederebbe troppo spazio. Mi limiterò a porre il problema come faccio con gli studenti del primo anno, quelli che nulla sanno di urbanistica. Proietto una diapositiva con foto dall’alto del centro storico di Siena con sullo sfondo alcuni condomini degli anni ’70. La domanda retorica è questa “prendiamo una casa qualsiasi nel centro storico e di pari estensione dei condomini, quale delle due vale di più?”. La risposta è ovvia: quella del centro storico. La risposta alla seconda domanda è meno ovvia: “Com’è possibile che una casa costruita settecento anni fa senza l’aiuto di un architetto, inserita in un tessuto urbano che si è sviluppato senza il progetto di un urbanista, vale due/tre volte più di una costruita da poco su progetto di una architetto e in una zona “disegnata” da un urbanista?”
La robustezza e il valore della città medievale è data da una lunga azione collettiva di popolo organizzata attraverso le magistrature di cui quelle città si erano dotate. Oggi invece con tutta la “scienza” che abbiamo sviluppato l’urbanista non riesce a sostituirsi a quella complessità e i risultati sono sotto gli occhi di tutti.
La città dunque non può essere “disegnata” ma aiutata a strutturarsi secondo le aspirazioni della comunità che ci vive. Per questo l’urbanista può avere un ruolo: di conoscenza e servizio.
Per tornare a Chiusi il mio contributo non può che essere di metodo, come lamenta Marco Lorenzoni, perché soltanto la partecipazione di tutti può determinarne la qualità della nostra città. Non è proprio quello che è stato fatto.
Stampa l'articolo | Questo articolo è stato pubblicato da lucianofiorani il 26 novembre 2010 alle 00:01, ed è archiviato come AMBIENTE, POLITICA. Puoi seguire i commenti a questo post attraverso RSS 2.0. Sia i commenti sia i ping sono disattivati. |
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circa 13 anni fa
Ringrazio Romano.
Un regola? Eccola: la tracciabilità della decisione. Per qualsiasi scelta di ‘piano gatrantire la possibilità di ricostruire tutto il percorso che quella decisione ha seguito. Faccio un esempio: sulla decisione di ostruire in una certa località, CHIUNQUE è messo nelle condizioni di capire chi questa scelta ha proposto, come è stata via via trattata dai tecnici, come hanno contribuito i politici, etc.
A Grosseto ha funzionato.
circa 13 anni fa
Marco, Paolo ha ragione. Anche se il tono è un po troppo professorale (ma se non lo usa un prof. chi lo deve usare?) le scelte le fai sul campo, misurandoti con gli interessi forti e deboli che si esprimono nella società locale e non “tracciando” grandi segni (sogni?). Il metodo è l’unica garanzia perchè stabilisce regole. Ecco,forse Paolo potrebbe dircene qualcuna o comunque accenare al metodo… invece di rimandarci alle sue lezioni. Non so, forse potrebbe essere un modo per iniziare.
circa 13 anni fa
non conosco personalmente i sigg. Scattoni e Marrucci ma credo che i toni utilizzati da quest’ultimo siano offensivi e fuori luogo. La protervia è uno dei peggiori vizi degli amministratori che, invece di attingere alla ricchezza della società civile, la sbeffeggiano. Un paio di giorni fa in televisione una ricercatrice precaria – quindi con un curriculum di studi postlaurea di almeno un lustro – che veniva derubricata dal politico di turno a studentessa fuoricorso, era costretta a rispondere: “io ho una laurea in Medicina e due specializzazioni e lei?”. Credo che gli auguri per la carriera universitaria, in un paese dove la meritocrazia scarseggia, siano di cattivo gusto e posti in questo modo persino offensivi. Scusate lo sfogo ma non si può lasciar correre su questi toni che rischiano di esasperare chi davvero lavora e chi davvero si confronta con le sfide dei nostri giorni. Meno male siamo tra amici..
circa 13 anni fa
P.s. Ad essere pignoli, una lezione alla Lubit (quanti cittadini sanno cos’è e vi hanno assistito?) per quanto significativa, e con tutto il rispetto per la Lubit, mi pare un po’ poco come contributo al dibattito locale sul tema.
circa 13 anni fa
Sintetizzo brutalmente ciò che volevo dire: avrei semplicemente preferito un “disegno di città” fatto da Paolo Scattoni, per il fatto che è urbanista, piuttosto che il disegno che ci lasceranno Ceccobao e qualche geometra locale che risponde unicamente alle imprese del mattone che lo pagano…
Mi si risponderà che anche il prof. Filpa, progettista del Piano è un urbanista. Certo, ma a quanto pare non è troppo d’accordo con il disegno di città che la politica e il partito del mattone vorrebbero imporre. Vedasi, appunto la… colata prevista e svelata da Sel e dalla stampa. C’èda augurarsi che lo steso Filpa riesca almeno a “mediare” gli interessi, come dice Scattoni.
circa 13 anni fa
Chiedo sommessamente scusa, ma questi nostri dibattiti qualche volta non si svolgono in maniera ordinata. In effetti su questo articolo ce ne sono due in contemporanea. Il primo sul ruolo dell’urbanista il secondo sulle ultime vicende che hanno accompagnato la pubblicazione di alcuni assai preoccupoanti relativi al Piano Strutturale.
Chi avesse voluto seguire l’uno o l’altro argomento si sarebbe trovato in difficoltà.
Domani proporrò un articolo sulle riflessioni di Luca Scaramelli.
Per quanto riguarda le osservazioni di Marco Lorenzoni il mio contributo al “locale” è stata la mia lezione alla Lubit accennata in risposta a Marrucci.
A Marco rispondo così: Luigi Piccinato, uno dei nomi più importanti dell’urbanistica italiana del Novecento, ha redatto più di trecento piani regolatori sparsi da Nord a Sud. Erano tutti basati sugli stessi principi. Basta confrontarne una decina per capire che non è tanto la qualità del piano a prevalere, quanto piiuttosto la qualità della società civile che poi li ha attuati.
circa 13 anni fa
L’abbiamo detto a chiare lettere più volte, il clima pesante di questi anni non si dissolverà tanto rapidamente. Certo che è uno scandalo che nessuno (o quasi) abbia da dire nulla sui numeri del piano strutturale, ma gli interessi in ballo sono altissimi. Quanto al ceto politico la situazione è esattamente quella che descrive Marco (e non da oggi): un gruppo di persone che non solo sono state tranquillamente sotto il tallone di uno solo ma che ancora oggi hanno il terror panico solo a sentirne il nome. Tutti meno una: Gisella Zazzaretta!
Però anche la segreteria del Pd finalmente ha avuto uno scatto d’orgoglio, resta da vedere se saranno coerenti con quella presa di posizione. Non sarà facile perchè coerenza vorrebbe che si cambiassero sia la musica che i suonatori.
circa 13 anni fa
bravo marco, io più che dalle vicende dei giorni scorsi, e di cose ne sono successe, sono colpito dal silenzio che ne è seguito, mi dispiace dirlo anche sul blog, prova ne sono alcuni articoli di ieri, per molto meno si sono scatenate discussioni con decine di commenti andiamo invece a riepilogare:
articolo di Giorgio Cioncoloni “così il centrosinistra non è più credibile” 2 commenti;
articolo di Enzo sorbera “gli spazi della politica si possono conquistare” 1 commento;
articolo di luciano fiorani su “la posizione ufficiale del PD” un commento
articolo di stefano marcantonini “è una straordinaria occasione per fare pulizia” un commento, il mio, che tra l’altro chiede chiarezza da parte di sel sull’opinione riguardo alla vicenda del gazzettino.
Ora non è che tutto il mondo deve confluire qui dentro, o che i partiti debbano qualcosa al blog da affidargli le loro posizioni ufficiali ma come affermi tu stesso sono silenzi che pesano e che preoccupano.
Sembra quasi che quando i fatti si spingono troppo in avanti si voglia rinormalizzare la situazione.
circa 13 anni fa
Il mio, più che un “rimprovero” all’amico Paolo Scattoni era un invito. Siccome è l’unico urbanista conosciuto che abbiamo in questa città (ce ne sono altri?) mi sarei aspettato da lui, non solo appunti critici sulle procedure, sacrosanti peraltro, ma anche qualche indicazione di più ampio respiro, sul “disegno di città”, sulla “città che vogliamo”.
Che sia o no il suo compito istituzionale e professionale, credo che Paolo avrebbe potuto e potrebbe dare un contributo serio su questo, non solo sulla definizione delle regole, dei paletti e delle procedure…
Se il compito dell’urbanista fosse quello che dice Scattoni, allora perchè alcune città si sarebbero affidate ai grandi architetti come Niemeyer, Astengo… o magari Renzo Piano che costano un sacco di soldi, quando basterebbe un buon burocrate affidabile e rigoroso nella mediazione degli interessi e delle pressioni che si scatenano intorno ad un Piano regolatore?
Tutto qui. Per il resto, il silenzio che continua a perdurare sulla previsioni del Piano urbanistico di Chiusi, svelate da Sel e pubblicate dalla stampa conferma l’ormai conclamata inaffidabilità a gestire la cosa pubblica, e anche a candidarsi a gestirla in futuro, dell’attuale classe politica chiusina: dal Pd ai suoi alleati, fino all’opposizione incapace di opporsi ad alcunché.
Un silenzio più significativo e più preoccupante delle beghe interne al Pd.
circa 13 anni fa
Dal signor Marrucci, urbanista, giornalista al soldo dell’intera comunità chiusina e militante politico del Pd ci si aspetterebbe invece delle disquisizioni sulle trifore del medio evo senese, una chiara parola sui numeri del nuovo piano strutturale diffusi da Sel.
Ci potrebbe far sapere il signor Marrucci, visto che è preposto al servizio informazione del comune:
1) Se questi numeri corrispondono alla realtà di un piano in procinto di essere adottato.
2) La localizzazione delle cubature ipotizzate.
Giusto per curiosità, tanto per vedere chi ci guadagna e chi ci perde dall’utilizzo di un bene, il territorio, che è di tutti noi ma anche delle future generazioni., e per farsi un’idea del disegno del nostro ambiente prossimo futuro.
Aspettiamo con ansia un bel comunicato,
circa 13 anni fa
Tema importantissimo, quello che Scattoni ci pone. La nostra Italia è stata massacrata da una crescita disordinata ed esteticamente agghiaccante. Se non può decidere uno per tutti – ed è meglio che non lo faccia – deve per forza avvenire con il metodo che il Prof. Scattoni suggerisce; un metodo che, visto lo stato in cui siamo, deve essere però risvegliato con una opportuna sensibilizzazione. La “città a misura d’uomo” è una vecchia formula ma sempre molto valida e che implica non solo le proporzioni di una vivibilità.
Tornando poi al particolare, se avesse potuto decidere la Comunità – in un dibattito opportunamente stimolato da professionisti di varia estrazione – avremmo ora la famigerata “Pensilona”?
circa 13 anni fa
Rinvio alla mia lezione per la LUBIT “La città di Dio e la città dell’uomo”. Credo sia stata registrata. La presentazione è comunque disponibile.
circa 13 anni fa
Allora, ti dò una versione che cerca un punto di incontro: quello che dici può essere giusto per la media delle città italiane ma non per Siena. Ti dice niente il messaggio politico del Buongoverno? Siamo gà nel Trecento, ma non credi che quel disegno politico sia figlio di una visione molto ferrea e regolata, perfio disegnata del tessuto urbano? Mi sembra che la buona e condivisibile teoria si scontri, nello specifico, con la realtà.
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circa 13 anni fa
che fai scattoni, hai paura del confronto? censuri?
circa 13 anni fa
Insomma, appare una forzatura quello che dici. Se vuoi far credere che le varie magistrature, rette in maniera completamente autonoma, spesso in profondo constrasto tra di loro e perfino nei confronti della città stato, fossero luoghi dove partecipava in grande armonia il “popolo”, allora siamo sul piano della demagogia pura e semplice. Il tuo ragionamento è condivisibile e competente, ma perché mettere in ballo un mondo che è anni luce distante da noi?
circa 13 anni fa
non si possono confondere due modelli amminisrativi così distanti, scattoni, ripassati la storia! Le istituzioni, a politiche, all’epoca, erano estremamente frammentate ma ogni organo, dotato della sua autonomia, tendeva al “bene comune” inteso come “autogoverno” della città, con competenze molto penetranti. Ad esempio, nel Duecento si ordinava l’allineamento dei palazzi anche attraverso abbattimenti e si imponevano le trifore alle finestre nelle strade principali, con la gestione di una sorta di piano regolatore. Scattoni ma che stai decendo? Non è che l’acredine nei confronti del Comune di Chiusi supera di gran lunga la verità? Intendi bene, quello che ho scritto è condiviso da storici e urbanisti, credo, molto più importanti di te! Auguri per la tua carriera universitaria.
circa 13 anni fa
Verrebbe voglia di dire “pasticcere fai il tuo mestiere” anche perché sul tuo hai ancora tanto da i mparare. Ma torno al mio. La strutturazione della città medievale avviene attraverso un progressivo “depositarsi” di statuti, di regole che partono con la regolamentazione tipo “funzionale” per poi nel trecento trattare anche la dimensione estetica.
Nel duecento e nel trecento nessuno aveva in mente un “modello”, il tutto avveniva in maniera incrementale. Non c’era l’urbanista che IDEAVA un disegno di città. Il processo era collettivo. Questo era il messaggio che volevo trasmettere con il mio breve articolo: il disegno della città deve essere un processo colelttivo e partecipato e non delegato.
Evidentemente Marrucci ha molto da scrivere in questi giorni, magari interi giornali, e ha poco tempo per leggere con attenzione.
circa 13 anni fa
Siena è stata disegnata eccome da regole ferree, proprio delle magistrature indicate da Lorenzoni. Quanto alla partecipazione del popolo in epoca medievale, sono cose difficili, sulle quali non mi avventurerei a cuor leggero: si rischiano delle figuracce. La verità è che esistevano norme, per certi versi, assai più rigide dei piani regolatori attuali, che imponevano standard precisi nelle costruzioni, persino nella forma delle finestre. La straordinaria armonia della Siena medievale non sarebbe esistita senza un disegno preordonato. Come si dice in questi casi: pisciato di fuori? (perdonate la volgarità, ma tanto siamo tra amici)
circa 13 anni fa
Io che non sono urbanista ma solo un “povero” geografo (povero, stante la drammatica situazione della geografia nel nostro Paese), credo che negli anni del boom edilizio sia mancato qualsiasi tentativo di lettura ed interpretazione del paesaggio e si sia lasciato carta bianca a tecnici non sempre illuminati. Credo anche che ancora oggi si continui a cadere nello stesso errore, non ho mai visto un geografo sedere ai tavoli dei grandi lavori. Eppure, da “povero” Dottore di Ricerca in Geografia, qualcosina da da dire sul paesaggio di Chiusi ce l’avrei potuta avere anche io!!!
Nota positiva che SEL ha previsto nel suo programma la Convenzione Europea del Paesaggio!!!!