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Arte dimenticata
di Luciano Fiorani
Vogliamo porre all’attenzione dei nostri concittadini il triste destino di un’opera d’arte.
Vasco Nasorri, conosciuto ed apprezzato maestro artigiano della ceramica, decide, alla fine del secolo scorso, di realizzare un’opera che raffiguri santa Mustiola per regalarla alla chiesa locale e da collocare all’interno della cattedrale.
L’idea viene accolta con entusiasmo e il lavoro ha inizio. Naturalmente l’autore ha fretta e comincia a riempire il suo laboratorio prima di bozzetti, poi di prove in scala ridotta del monumento che ha in testa.
Nel giro di due anni l’opera è completata e una copia in gesso, colorata a bronzo, viene posizionata all’interno del duomo appoggiata su un’impalcatura di legno realizzata dallo stesso Nasorri. E lì rimane per sei lunghi anni.
L’opera vera e propria verrà realizzata in bronzo c’era quindi la necessità di procedere alla “fusione” e data la mole del monumento serviva un laboratorio appropriato e una cifra consistente. Si pensò a qualche banca o a qualche sponsor, che all’inizio dell’avventura sembrava facessero a gara per contribuire. E invece gli anni passano e solo nel 2006, grazie ad un contributo di 25.000 euro della Fondazione del Monte dei Paschi che finanzia la fusione, l’opera d’arte giunge a compimento in una fonderia di Pistoia.
La rappresentazione della santa a figura intera è circondata da volti e figure in atto di devozione. Tra i volti spiccano quelli di due vescovi chiusini Giglioli e Baldini e quello di don Coltellini, maestro dell’autore.
Ma il calvario non è certo finito. Comincia infatti la battaglia con le varie sopraintendenze che ora non la vogliono più all’interno della cattedrale perchè, dicono, che mal si integra con l’importante chiesa.
E da allora si è ancora alla ricerca di un luogo consono per accogliere il monumento. C’è chi propone i giardinetti di fronte al museo, chi la piazza del duomo, chi l’ingresso delle catacombe di santa Mustiola, e chi infine in riva al lago. Di fatto l’altorilievo viene parcheggiato a casa dell’autore e lì si trova ancora oggi. C’è per la verità qualche persona di buona volontà che ancora non ha perso tutte le speraze per collocare adeguatamente la scultura, ma gli anni passano e Nasorri non nasconde la malinconia che lo coglie ogni volta che osserva quel bronzo che tanto entusiasmo gli aveva dato già quando era solo un’idea.
Come definire questa storia? Uno scandalo? Certo il minimo che si possa dire è che siamo di fronte, per ora, all’ennesima vittoria degli intralci burocratici e dell’ignavia della nostra città. Serve solo un piccolo grande gesto, collocare in modo consono un’opera d’arte regalata da un valido e generoso cittadino alla sua città.
Stampa l'articolo | Questo articolo è stato pubblicato da lucianofiorani il 6 dicembre 2010 alle 00:05, ed è archiviato come CRONACA, CULTURA, RELIGIONE. Puoi seguire i commenti a questo post attraverso RSS 2.0. Sia i commenti sia i ping sono disattivati. |
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circa 13 anni fa
Io ho imparato a conoscere la grande musica classica dalla mediazione di Keith Emerson (chi non ricorda la sua interpretazione di “Quadri di un’esposizione”?). Mussorgskij e Sibelius, senza Emerson, per me sarebbero rimasti poco più che dei nomi. Ma si pensi anche alle interpretazioni delle Bourrées bachiane che han dato Ian Anderson e i Jethro Tull. Senza di loro, sarebbero rimaste appannaggio di pochi addetti ai lavori. In sostanza, quelle contaminazioni hanno fornito “visibilità” di opere gigantesche ad una generazione, come la mia, cresciuta tra ribellismo e contestazione, quindi potenzialmente sorda a certe sollecitazioni del gusto.
E’ con tristezza, quindi, che apprendo il destino di un’opera d’arte come quella di Nasorri. E’ un signore che non conosco, ma nel suo gesto di “offerta”, riconosco il contrassegno dell’artista: l’arte ha sempre la necessità del pubblico, è un atto conoscitivo che si offre al commento e all’interpretazione. Quale miglior luogo di esposizione di una chiesa anzi, della chiesa principale, in cui l’artista può condividere con la comunità di cui è parte la propria interpretazione di un fatto o di un’idea? Subordinare la possibilità di ospitare in duomo quell’opera alla sua “coordinabilità” con il resto dell’arredamento significa assegnare all’arte un semplice effetto decorativo, una convinzione che solo pochi poveri di spirito continuano a coltivare. E se l’arte è vista come un problema di abbinamento della tenda, non è strano che crolli Pompei. E si può solo sperare che non ci si rassegni a questa idea.
circa 13 anni fa
Tante volte ho desiderato di scrivere qualcosa su questa vicenda. Mi ha sempre bloccato la paura di essere considerato troppo di parte per esprimere un giudizio oggettivo. Ringrazio perciò Luciano per aver voluto scrivere questo articolo.
Come ringrazio quei pochissimi che ancora aggi fanno il possibile per trovare alla scultura ad una definitiva collocazione.
Come figlio dello scultore posso solo raccontare quello che è veder nascere un’opera di questo tipo, ma forse non serve perché l’opera parla da se. E non solo a chi venera la Santa ma a tutto il nostro paese a cui è dedicata.
circa 13 anni fa
E’ veramente deprimente il modo in cui è stata trattata la scultura del Maestro Vasco Nasorri. la mia valutazione non conta nulla, conta l’apprezzamento di tanti. Io posso solo ricordare l’apprezzamento del monumento alla resistenza da parte di un altro importante e indimenticato artista legato a Chiusi: il Maestro Pierini.
C’è solo da augurarsi che questa incredibile vicenda venga risolta a breve. E’ già durata troppo.
circa 13 anni fa
Ricordo una passeggiata per Chiusi Città con Vasco ed una nostra fermata davanti al monumento ai caduti della Resistrenza (altro regalo di Nasorri, maestro d’arte – non d’artigianato). Anche in quel caso vedevo in lui la malinconia per la mancanza di valorizzazione e, soprattutto, per la mancanza di un minimo di manutenzione. Ma si potrebbe pensare anche al monumento di inzio novecento per i caduti della prima guerra mondiale. E’ opera non spregevole, specie se paragonata ad altre che se ne trovano in giro, ma nessuno si occupa nemmeno della pulizia. Non so a chi tocchi tale impegno (alla soprintendenza?), ma il fatto è che nessuno se ne occupa e i poveri partigiani di Nasorri sono diventati quasi invisibili.