di Giorgio Bologni

Una curiosità che si ritrova in Toscana, sono le CROCI DI FEBO, dove Febo sta per Fecit Erigere Baldassarre Oudibert, ed è scritto sulla base del piedistallo. Sono sparse un po’ dappertutto in Toscana, e poche nell’Umbria confinante, sono croci che, oltre al piedistallo quando ancora c’è, non superano i due metri. Raramente se ne trovano in legno ma caratteristica comune a tutte è che recano i simboli della Passione di Cristo. Nel territorio di Chiusi ve ne sono alcune ma due sono integre e in ottime condizioni grazie alla sensibilità e attenzione di pochi: una lungo la SS 146 alla curva  detta del Dispensario tra Chiusi città e Chiusi scalo ed è curata da due impiegati comunali (entrambi di nome Roberto) mentre l’altra è a Montallese, all’inizio dell’abitato per chi viene da Chiusi, laddove si diparte un tratto-raccordo dell’antica via Francigena ,via che ora è completamente abbandona e trascurata per Macciano-Sarteano-Radicofani e fino a pochi anni fa era curata da un fabbro di Montallese il cui figlio Gaetano è stato pregato di seguire la tradizione del padre da poco deceduto. Un’altra croce, tra le oltre cento individuate, molto ben conservata e ben visibile è all’incrocio tra la SS 146 e quella che conduce a Monticchiello (loc. Villa Bianca ).

Ma chi era questo Febo? Nato in Lombardia, probabilmente vicino Vercelli, (lui diceva ad Anattone ma non se ne trova traccia) il 6 gennaio 1758,  Baldassarre Oudibert trascorse modestamente la fanciullezza con due sorelle ed un fratello. I suoi contemporanei rimanevano meravigliati per la sua saggezza nel raccomandare alla gente la pace. Era quello che si dice un sant’uomo. Quando si sentì abbastanza maturo quest’uomo misterioso lasciò la famiglia e si mise in cammino per il mondo vestendosi da eremita-pellegrino. Dapprima si recò in Francia. Soffrì la fame per la sua volontaria astinenza e il freddo: infatti difficilmente chiedeva da mangiare e da dormire ma era sempre disponibile per chi si trovasse in difficoltà e proprio per questo suo carattere fu chiamato OMO BONO. Fu a Parigi e soffrì per la condanna a morte di Re Luigi, condanna che lui ritenne conseguenza delle calunnie di gente cattiva: pregò a lungo sulla sua tomba. Poi, per alcuni, si pose al seguito delle truppe di Napoleone e per altri, da buon pellegrino, si diresse verso la Città Eterna: varcò le Alpi e raggiunse la Toscana ove, forse a causa di qualche malattia si fermò a Fiesole e qui contribuì in modo determinante alla costruzione della Cattedrale.

Dopo un numero imprecisato di anni ( per alcuni non meno di quaranta) incurante delle intemperie e dei disagi si mise nuovamente in cammino verso la città sede dei Papi e da Roma transitò diretto in Terra Santa. La visitò minutamente facendo penitenza e manifestando in ogni occasione il suo dolore per la Passione di Cristo e per le sofferenze della madre Maria. Sessanta anni di penitenze, digiuni e dolori e sofferenze lo avevano provato nel fisico ma poi, forse soprattutto per nostalgia o per volontà di Dio, come diceva lui, volle tornare inToscana. Cercò rifugio tra gli abitanti tra Chiusi e Arezzo. Fu allora che, si dedicò ad erigere Croci girando per la Valdichiana, il Senese, l’Aretino, il Pisano, il Pratese, visitando ogni angolo della Maremma e della parte centrale dell’Appennino e dell’Umbria. Si racconta, che ove costui si fermasse lasciasse il segno impiantando una croce di ferro, raramente di legno, arricchita dei Segni della Passione di Cristo ad ogni incrocio e meritandosi così il soprannome di piantatore di croci . I meno benevoli dicevano che lo facesse quando trovava ospitalità presso persone abbienti o potenti ma lo faceva sempre agli incroci di vie trafficate.. La gente imparò a conoscerlo e lo seguiva numerosa cantando inni religiosi e toccandogli le vesti in segno di rispetto e di speranza nelle sue qualità taumaturgiche. Per questa sua fama fu chiamato anche dal Granduca perchè accorresse al capezzale della moglie ammalata. In occasione di una minaccia di rivolta popolare, il Granduca lo volle come consigliere personale.

Le croci, tuttora numerose, che si sono salvate dal tempo e dagli uomini ancora recano i simboli della Passione di Cristo , quali la scala, i chiodi, il martelli il gallo ecc… Si stabilì ad Ottavo vicino ad Arezzo. si ammalò seriamente e visse ancora, tribolando molto per oltre 5 anni, finchè sopraggiunse la morte l’8 luglio 1852. Fu seppellito nella chiesina di Ottavo ove a ricordo, fu posta una interessate lapide che lo rammenta alla gente e dove si dice che le sue resta riposino ancor oggi nel sepolcro sotterraneo. L’elogio funebre, fu tenuto da G.B. Brilli di Castiglon Fiorentino l’ 8 agosto 1852 e recita tra l’altro: “fanatico rumore fattosi da tutti gli accorrenti in Ottavo attorno al letto del famoso piantatore di croci che fu Baldassarre Audiberti”.

E’ uscito recentemente il volume PELLEGRINO VERSO IL CIELO (Adver Effigi editore) a cura di Santino Gallorini che tratta proprio delle croci che Baldassarre Oudibert impiantò intorno al 1850. Il libro è corredato da circa cento fotografie.