Di Paolo Scattoni.

Nel gennaio scorso la Libera Università Pio II- LUBIT organizzò a Chiusi una conferenza di Don Mussie Zerai, un religioso che da anni si batte per la libertà in Eritrea e per i rifugiati che fuggono da un regime che ha militarizzato l’intera nazione.

Don Mussie ci ha raccontò allora delle drammatiche condizioni che questi ragazzi affrontano per arrivare in Europa.

Oggi Mussie è l’unico ponte informativo con 250 rifugiati che sono stati imprigionati nel carcere di Brak. A seguito dell’accordo fra il nostro governo e quello del dittatore libico Ghedaffi. Quell’accordo ci costa qualche miliardo di euro (la costruzione di un’autostrada) e permette di rimandare indietro molti che avrebbero diritto allo status di profugo o di rifugiato politico. Un trattato che risolve “un problema estetico” . Infatti gli immigrato che arrivano con le carrette del mare sono solo una minima parte di tutta l’immigrazione clandestina.

Ora ci sono 250 persone che rischiano la vita sia che rimangano in Libia o che vengano deportati in Eritrea

Se conoscete qualcuno che ha anche una minima possibilità di indurre il nostro governo ad agire FATEVI SENTIRE.

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Qui sotto un comunicato che don Mussie Zerai ha diffuso oggi alle 12:

La situazione va peggiorando, dal punto di vista della salute, da questa notte la metà della popolazione dei rifugiati detenuti a Brak – Sebah, stanno male hanno la diarrea, sospettano che sia l’acqua sporca, e gli utensili anche essi sporchi costretti ad usare, non ci sono detersivi o altro detergente per mantenere gli gene della popolazione nel carcere di Brak.

Dal punto di vista, di trattamenti non e cambiato nulla, le percosse continuano, le due persone prelevate l’altro ieri mattina alle 11.00 ora locale (perché avevano protestato NdR), non sono più tornati, questo aumenta la preoccupazione, si teme il peggio, dato che il capo della sicurezza del carcere di Brak, gli ha comunicati il 2 luglio sera, che in Libia paese libero non è consentito fare dimostrazioni, per cui loro hanno violato la legge dello stato e potrebbero rischiare la pena di morte. Nel caso vengano deportati verso il paese di origine, dovevano considerarlo come una grazia ricevuta dal Rais. I profughi ora temono di più per la loro sopravvivenza, ancor prima della deportazione. Le persone continuano a star male senza ricevere cure mediche. Condizioni di detenzione insopportabile, per il clima, spazi stretti, maltrattamenti, poco cibo e poca acqua. Umiliazione totale persone lasciate completamente privi di indumenti, condizioni degradanti della dignità umana, come nei lager dei nazi-fascisti e gulag Sovietici.

Rinnoviamo il nostro appello a tutte le istituzioni nazionali e internazionali,
SALVATE queste vite umane!