Solo un altro blog targato WordPress…per riflettere sui fatti della città
Il bel Paese
Chiusi è conosciuto in tutto il mondo per il suo passato Etrusco, per il suo Museo, per la necropoli, per il suo Re Porsenna. In Estate sono tanti i turisti che passano per Chiusi. Si ho detto passano, non,vengono a Chiusi.
Chiusi ha un potenziale enorme ma non sfruttato. Il turista che” passa” a Chiusi rimane giusto il tempo per visitare il museo, i cunicoli, e qualche volta le tombe Etrusche. Eppure volendo potrebbe rimanere un giorno intero, se non due, se le visite fossero organizzate. Era stato fatto un bel passo avanti con il biglietto unico. Ma come tutte le cose belle e interessanti qualcuno ha pensato bene di mandare tutto a monte e, purtroppo, il Dottor Iozzo è stato messo nelle condizioni di passare la mano, mandando in cenere anni di sforzi e di lavori.
Poche settimane fa è stata inaugurata una mostra sui Longobardi, il comune di Chiusi non ha dato nemmeno il patrocinio. Comunque abbiamo un museo pulito e ben sorvegliato, fra custodi e inservienti ci sono ben ventotto dipendenti.
Ma torniamo al paese e ai turisti, finita la visita ai musei, il turista facendo un giro può notare come i giardini pubblici, i Forti e il Prato, siano tenuti in perfetto stato, aiuole curate, lampioni integri, giochi dei bambini perfetti, rimane colpito per l’assenza di escrementi di cane, in special modo nel posto riservato ai giochi dove i bambini si divertono con la sabbia.
Eppure a giudicare dalle facciate delle case, nuove di vernice, sembrerebbe un paese perfetto. Il comune ha imposto ai cittadini di rifare le facciate delle case(CON GROSSI SACRIFICI) ma, i cittadini non hanno potuto imporre al comune di tenere in ordine la vecchia Pesa Pubblica, i posteggi di Porta Lavinia e delle scuole di via della Villetta i giardini pubblici, il lago, le aree prospicenti le tombe Etrusche.
Ci vorrebbe così poco, ci vorrebbe che gli amministratori fossero più attaccati al paese. Tutto però è colpa dei tagli da parte del governo. E’ anche colpa del governo non poter sentire più i rintocchi dell’orologio della Torre del Comune, e colpa del governo se, affacciandosi a osservare il panorama dal Prato, si vede uno spettacolo a dir poco sconcertante per come sono tenute le terre sottostanti.
Tutti siamo disposti a fare qualche cosa per il paese ma dateci la possibilità di farlo, ascoltate anche gli altri, non ascoltate soltanto i grandi capi. Sarebbe una bella iniziativa se il comune mettesse a disposizione un sito internet dove tutti i cittadini potessero dire la loro, sarebbe un modo per essere più vicino ai citadini, non soltanto a ridosso delle elezioni.
Voglio solo aggiungere che queste non sono soltanto le mie impressioni ma anche quelle dei concittadini con i quali parlo tutti i giorni, molto probabilmente lo dovrebbero fare anche gli amministratori di questo, comunque, splendido ma trascurato paese.
Stampa l'articolo | Questo articolo è stato pubblicato da lucianofiorani il 17 dicembre 2010 alle 00:03, ed è archiviato come POLITICA. Puoi seguire i commenti a questo post attraverso RSS 2.0. Sia i commenti sia i ping sono disattivati. |
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circa 13 anni fa
Oddio, devo dire che del Louvre – visitato ogni volta che sono andato a Parigi – apprezzo anche le fondamenta medievali.
Non sono uno che stravede per i musei: a Praga ho rifiutato categoricamente di entrare al Museo Nazionale, preferendo immergermi in un mercatino di prodotti agricoli e fare un giro a piedi fino a Viserad. Invece ho ammirato tutto, proprio tutto, quanto esposto al Museo Van Gogh di Amsterdam; non ho perso un solo mattone delle costruzioni moderniste di Barcellona (dallo strabiliante Palau de la Musica fino al Hospital de Sant Pau).
Mi piace girare e confrontare. In Francia, la scoperta più interessante è stata il legame strettissimo che sono riusciti a conservare tra opera monumentale (il Villaggio dei Bories, o l’Abbazia di Senanque ad es.) e paesaggio circostante: provate ad andarci a luglio: l’Abbazia è circondata per ettari dalla rigogliosa fioritura della lavanda, uno spettacolo indimenticabile. Eh si, perché cultura è anche paesaggio e tutela del paesaggio (ad es., delle ocre di Roussillon non sono mai riuscito a trovare l’equivalente in Italia, eppure la zona di Iglesias…. ).
Ovvio, la cultura non si mangia. Ma può fare mangiare: può essere un momento di ricchezza anche materiale, se si riesce a promuoverla e, soprattutto, a conservarla. Non è che che non ce la fanno vedere, è che non si riesce/si sa mantenere decorosamente quanto abbiamo intorno (Pompei insegna). Ovvio che, se il biglietto che io pago se ne va a finanziare missioni militari all’estero di interesse nazionale risibile, invece che essere reinvestito in manutenzione e promozione, la cosa non può funzionare. Per fare un esempio, Casa Batllo, a Barcellona, è privata: non vede finanziamenti statali o della Generalitat catalana. Vive dei biglietti che vende. Eppure, non solo è pulitissima, ma anche perfettamente efficiente. La stessa “Pedrera” è un condominio abitato da residenti.
Ho visto che da qualche tempo la Chiesa ha cominciato a far pagare il biglietto per entrare a vedere le opere delle cappelle e di (alcune) cattedrali. (Ad es., a Cortona, il Museo Diocesano che conserva opere di Lorenzetti e beato Angelico). Il tutto è gestito dall’Istituto per il Sostentamento del Clero: credo che l’incasso dei biglietti vada a finire per il mantenimento dei sacerdoti, piuttosto che per manutenzioni. Ma l’otto per mille o l’esenzione dell’ICI per che diavolo l’abbiamo istituita a fare? (Domanda retorica, temo )
Quindi, l’idea di Micciché di un turismo consapevole che abbini la conoscenza del patrimonio culturale al quella del patrimonio gastronomico e di produzione del territorio mi trova più che concorde.
In questo senso un ottimo strumento potrebbe essere la Proloco (non se ne abbiano a male per la funzione strumentale che assegno loro) e l’opera di valorizzazione che potrebbe fare. La chiacchierata da blog può essere un inizio per qualche iniziativa di maggior spessore.
circa 13 anni fa
“La cultura non si mangia” lo senti dire da quegli imprenditori che, pensano soltanto a fare soldi,ma che non lasceranno neanche un’impronta del loro passaggio terreno.Lo hanno fatto tanti altri però al posto loro.Tanti,scambiano la “cultura” per “nozionismo”.I peggiori te la sbattono, (la cultura), in faccia, come loro forma di una cosa che a parole spicciole si chiama “snobismo”.Oggi molti vanno al mare in Egitto,a visitare il Louvre,a Capo Nord,a vedere le notti boreali,ma non sono stati a vedere la tomba della Quadriga infernale a Sarteano,o la mostra dei Macchiaioli a Montepulciano,o il museo del Bargello a Firenze i musei vaticani a Roma non basterebbero due vite per conoscere e visitare tutto quello che c’è nell’arco di 100 Km..Molti preferiscono,la domenica andare alla partita anzichè andare a visitare, con tutta la famiglia o la fidanzata/o o l’amica/o,la madonna del Parto a Monterchi.
Purtroppo è così.Purtroppo, per gli amministratori,la cosa pubblica,è cosa loro,e non ti renderanno mai partecipe di questo potere.E’ così,purtroppo
circa 13 anni fa
Siamo abituati alla normalità del nostro patrimonio? In Francia, per es., anche un singolo cippo miliare viene evidenziato come meta di attrazione e, ovviamente, mantenuto con decoro. In Italia per trovare un nuraghe o un dipinto occorre essere fortunati (se il dipinto non è in restauro, è ora di chiusura o non è segnalato in nessun cartello, ecc.). Ho già sottolineato, in un altro intervento, come spesso i sovrintendenti abbiano a cuore l’abbinabilità delle tende piuttosto che la fruibilità della cultura. Del resto, la cultura mica è “roba che si mangia”
circa 13 anni fa
Quello di pensare che i propri tesori culturali non siano granché, è una comune illusione ottica in Italia, provocata spesso dalla consuetudine secolare con essi e in un paese che ne trabocca.
Questo, sommato all’idea che la Cultura e i Beni culturali non “producano” granché, fa il resto: “la Cultura non si mangia”, si sente dire non solo “tradizionalmente” a destra ma, in tempi di crisi, anche da insospettabili fonti di sinistra.
In ambedue i casi ci si riferisce spesso ad accezioni di “Cultura” devitalizzate e autoreferenziali ed è anche condivisibile che provochino la sensazione di servire a poco, non generando positivi riverberi sull’ “humanitas” delle persone.
Quanto al Turismo culturale, si stanno invece moltiplicando in Italia le occasioni che sensibilizzano verso un suo utilizzo in senso “produttivo”, visto il cospicuo e ancora potenziale indotto che può generare su molte attività economiche. Appunto, “potenziale”. Forse è arrivato il momento di parlarne anche qui a Chiusi e di farlo coralmente: cittadini e amministratori insieme.