di Paolo Scattoni

Il dibattito su Chiusinews non è, e non può essere limitato al problema elettorale. Dobbiamo utilizzare Chiusinews anche per guardare alla nostra comunità con uno spirito meno polemico e rivolto alle prospettive future. Dieci anni fa l’Unione Europea, guidata allora da Romano Prodi, mise a punto la cosiddetta strategia di Lisbona. L’obiettivo espressamente dichiarato era quello di fare dell’Unione la più competitiva e dinamica economia della conoscenza entro il 2010. Quell’obiettivo non è stato raggiunto, ma rimane ancora valido.

E’ chiaro a tutti che il progresso economico non può più basarsi prevalentemente sulla produzione di merci, quanto piuttosto di beni e servizi ad alto contenuto di conoscenza. D’altra parte in questi ultimi anni appare chiaro a tutti che stiamo vivendo in una grande rivoluzione imposta dai progressi delle tecnologie dell’informazione e delle telecomunicazioni. In questo momento state leggendo un articolo scritto su una sorta di quotidiano locale che vi arriva tramite la rete. Costa quasi niente, ma raggiunge una buona sezione della comunità locale. La sua qualità è data dalla conoscenza e dall’intelligenza di chi vi partecipa. Per ora riguarda soltanto una parte delle famiglie (circa il 50%) ma si può ipotizzare che in pochi anni avrà una diffusione pari a quella del telefono (in Danimarca sono già all’80%). La strategia di Lisbona è stata pensata per grandi aggregati. Alcuni studiosi hanno ipotizzato uno sviluppo basato sulla conoscenza per le grandi aree urbane.

Possiamo pensare che anche piccole realtà come la nostra possano delineare strategie su questa base? Io credo di si. Nei nostri dibattiti abbiamo visto quale grande opportunità sia rappresentata dalla riorganizzazione dell’istruzione superiore a Chiusi. L’importante dovrà essere il collegamento con il mondo della produzione. Occorre pensare al ruolo in declino dell’industria edilizia, mentre si dovranno favorire quelle ad alta tecnologia che pure nel nostro comune esistono.

Nei nostri dibattiti su Chiusinews abbiamo visto come diverse reltà organizzate (LUBIT, Università popolare, Teatro, etc.) ma anche singole persone di ottimo livello potrebbero essere inserite in questo disegno. Credo anche che una realtà come la nostra dovrebbe cercare un rapporto con le università. Le turbolenze di queste ore riguardano i pro e i contro sul ritorno della nostra unversità sui modelli di trent’anni fa. In fondo niente di preoccupante, perché quel modello è destinato ad essere travolto proprio dalla rivoluzione tecnologica in atto.

Vale però la pena pensare di mettere in „rete“ queste diverse realtà per una strategia locale basata sulla conoscenza che non necessariamente passerà più per i canali tradizionali. Dobbiamo quindi partecipare con rigore alle attuali vicende per le elezioni amministrative, ma non dobbiamo però prendercela poi tanto, perchè il futuro, che è già in cammino, pare seguire anche altre starde.