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Il Berlusconi di Chiusi
La crisi è profonda e generalizzata. Quella più evidente è economica e può essere paragonata al classico foruncolo che nasconde una malattia più profonda. Dietro alla crisi economica c’è quella politica che a sua volta deriva da quella culturale e filosofica. All’origine di tutto c’è la crisi morale, cioè l’avere smarrito il senso del bene e del male, ovvero quei valori che danno significato e dignità all’essere umano e alle sue relazioni.
Adoperarsi per curare il foruncolo dell’economia è indispensabile ma sarebbe vano se non fosse fatto tenendo presente il male di origine. C’è quindi bisogno di cambiare mentalità e prospettive d’azione, di una rivoluzione culturale, intendendo per cultura un sapere che cambia la vita. C’ è bisogno di operare nel profondo con estremo rigore morale e intellettuale, di fantasia per inventare soluzioni e prospettive inedite, di speranza per credere che questo modo di operare sia possibile.
Da quando sono scomparsi i grandi partiti è iniziato il tramonto della democrazia. Caduti infatti i principi, i valori, i diversi e contrastanti modi di perseguire il bene comune, sta raggiungendo il culmine la concezione machiavellica secondo la quale la politica è scissa dalla morale e, nel nostro caso, si è coniugata con la ricchezza ed il potere costituendo così una classe di rampanti che ha il solo scopo di esercitare il potere a loro vantaggio. Non più quindi un partito contrapposto ad un altro, ma da una parte la classe di potenti esperti nel mistificare, che solo apparentemente sono democratica espressione dei cittadini, e dall’altra la popolazione, per lo più imbonita, spesso indifferente, talora delusa, e raramente ribelle. Perché la ribellione è solo degli uomini autenticamente liberi che ancora non si sono fatti soffocare quello spirito critico che è all’origine della democrazia e del progresso.
Chi è che ha compreso per primo questa situazione è stato Craxi e chi l’ha cavalcata senza scrupoli è stato Berlusconi. Bossi si è incuneato nella separazione tra amministratori e politici agitando furbescamente la bandiera del localismo, della vicinanza ai cittadini e dell’attenzione ai loro problemi quotidiani. Questo modo di manipolare la politica lo definirei “berlusconismo”. Il guaio è che tale fenomeno non è limitato alla persona di Berlusconi ma si è diffuso in maniera trasversale nei partiti, nella società, contagiando di preferenza chi detiene qualsiasi tipo di potere. Di conseguenza l’autorità intesa come servizio è obsoleto retaggio del passato, il dialogo ed il confronto, capisaldi di ogni democrazia, non vengono più praticati perché considerati ideologiche perdite di tempo, le persone diverse e di parere contrario inizialmente sono adulate e poi comprate e, se resistenti, in maniera sempre molto soft, sono emarginate e poste in una situazione da non poter più nuocere.
Chiusi, anche se paese storicamente di sinistra, non è immune da questo fenomeno. Anzi. In occasione delle prossime elezioni amministrative, il berlusconismo è apparso in maniera ancora più evidente. Pochi se ne accorgono e di questi molti fanno finta di niente. Pochissimi sono quelli che lo denunciano. Nell’ultimo decennio sono venuti a mancare il confronto politico, il dialogo tra l’amministrazione comunale e i cittadini ed i mezzi di comunicazione sociale a diffusione provinciale e regionale sono stati uniformati e, chi non si è adeguato a questa situazione, sempre in forma molto diplomatica, è stato messo a tacere. Le uniche voci libere attualmente a Chiusi sono “Prima Pagina”e la stampa diocesana e parrocchiale. Inequivocabili sintomi del subdolo sorgere di un regime camuffato da democrazia che, anche se di sinistra, nulla si discosta dal dilagante berlusconismo. L’equazione Italia – Berlusconi = Chiusi – Ceccobao, intuita e denunciata da alcuni, si dimostra, di giorno in giorno, sempre più vera. In questa prospettiva le originali ricchezze del paese, come il prestigioso patrimonio storico ed archeologico ed il vivace e diversificato volontariato, sono state considerate mere manifestazioni folkloristiche, disprezzate e mortificate, soprattutto quelle non in linea con quelle strategie politiche in funzione del ritorno economico di alcuni e del prestigio personale di altri.
Stampa l'articolo | Questo articolo è stato pubblicato da lucianofiorani il 18 gennaio 2011 alle 12:54, ed è archiviato come POLITICA. Puoi seguire i commenti a questo post attraverso RSS 2.0. Sia i commenti sia i ping sono disattivati. |
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circa 14 anni fa
Marco Fe…..ti odio. Hai messo in parole chiare quello che io sto cercando di dire una vita! ” Una rivoluzione mentale”. Esattamente quello che ci vuole, ma da dove cominciare? Io, credo che si debba cominciare dal “dogma” che domina le nostre vite,consciamente o incosciamente: Vita = Evoluzione.
Mi piacerebbe sapere il tuo pensiero sull’articolo che riguarda il concerto, da te presentato, al Teatro……anche Chiusinews, credo, fa parte della stampa di cui tu parli!
circa 14 anni fa
Quando usai il termine “berluschino” per definire Luca Ceccobao, forse non era ancora sindaco… (prima lo chiamavo Dalemino). Usavo quel termine non per antipata personale, ma con cognizione di causa, per i comportamenti effettivi del personaggio nell’esercizio delle sue funzioni. Tutti documentati, naturalmente. Non ho mai trovato però troppe “sponde” né a destra né a sinistra. E di berluschini ce ne sono parecchi in giro, a Chiusi, anche oggi… Ovviamente non è obbligatorio che facciano il sindaco…
circa 14 anni fa
Assolutamente d’accordo con l’analisi di Marco Fè. E’ ormai chiaro che il problema non è Berlusconi ma il “berlusconismo”.
E, che abbia attecchito anche a sinistra e dalle nostre parti ormai sono in pochi a negarlo.