di Paolo Scattoni

Alla mia reiterata domanda su come sia venuta fuori la previsione di 1.800.000 di metri cubi, un terzo dei quali in zone di nuova edificazioni, Stefano Marcantonini risponde:

è evidente che quel documento è stato recuperato nei cassetti. Non è stato mai discusso nè in sede politica, nè in giunta e tanto meno in Consiglio comunale. Si è trattato di una “porcata svelata” lo vogliamo capire o no !?”

Ovviamente la diffusione dei dati è stata un’operazione del tutto legittima, perché altrimenti il Sindaco avrebbe dovuto denunciare, cosa che non è stata fatta. D’altra parte se l’operazione fosse stata illegale non sarebbe stata ripetuta da Paolo Giglioni che quei dati ha precisato al decimale e di nuovo diffuso.

Allora perché il documento che li contiene non viene reso pubblico? Nessuno lo dice. Eppure capire l’origine e la natura di quei dati sarebbero utili per discutere. Conosco da tempo Andrea Filpa, il progettista del piano. Mi sembra strano che abbia potuto proporre una previsione del genere. Ma se l’ha fatto ha anche sicuramente motivato la scelta. Prima conosciamo quelle motivazioni e meglio sarà per il dibattito elettorale.

Un documento del quadro conoscitivo (La relazione di economia territoriale di Giuliano Bianchi) dice tutt’altra cosa. Abbiamo messo a disposizione la parte della relazione che riguarda le valutazioni sull’edificabilità nella pagina di Chiusinews intitolata “Le potenzialità di recupero del Piano strutturale” E’ interessante leggerla, perché fra le altre cose, ci fa capire perché l’operazione Querce al Pino non va. Nell’ultima pagina, nelle conclusioni trovate la sintesi dello studio: nuove previsioni di suoli da urbanizzare non possono essere invocati in nome dello sviluppo.

Marcantonini mi chiede in quel commento come dovrebbe essere trattata l’informazione relativa all’urbanistica. La mia risposta è: tutto deve essere pubblico.

Vi dico cosa sarebbe successo nella formazione del piano strutturale di Grosseto. Se in quel contesto ci fosse stato un gruppo di imprenditori interessati a un progetto tipo Querce al Pino, avrebbero avuto l’obbligo, pena la impossibilità di essere ascoltati, di farne una richiesta scritta con tutte le motivazioni del caso. La Giunta ne avrebbe ufficialmente preso atto e a quel punto la richiesta sarebbe stata presa in considerazione sia dai tecnici progettisti che dalla generalità della popolazione.

Un tale modo di procedere è il primo indispensabile passo perché il processo di formazione di un piano sia trasparente. E la trasparenza è uno dei criteri base che la legge Toscana pone alla base del governo del territorio.